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Film nelle sale: I nascondigli della realtà

Oltre al terrore di Avati e l'avanguardia digitale, i nuovi film della settimana parlano alla contemporaneità.
di Edoardo Becattini

Italiani all'estero

venerdì 16 novembre 2007 - Rubriche

Italiani all'estero
Fra i numerosi ritorni che segnano questa settimana di nuove uscite quello di Pupi Avati si distingue non tanto per l'evento in sé che suscita un nuovo film del prolifico regista bolognese (risale solo a pochi mesi fa l'uscita di La cena per farli conoscere con Abatantuono), quanto per un suo ritorno nel territorio della paura e dell'inquietudine, ben sondato con successo trenta anni fa con piccoli capolavori come La casa dalle finestre che ridono e Zeder. Nel nuovo Il nascondiglio (tratto da un suo stesso romanzo) lo sfondo delle sue mystery story si sposta dalla provincia italiana dell'Appennino emiliano a quella americana dell'Iowa, dove una vedova segnata dalla prematura morte del marito e da una conseguente lunga degenza in clinica psichiatrica tenta di dare una svolta alla propria vita avviando la gestione di un ristorante italiano. I problemi ricominciano e i misteri si addensano quando nel luogo deputato, il piano terra del cupo edificio Snakes Hall, si avvertono voci e presenze inquietanti da dietro le pareti della casa. In questa esperienza americana Pupi Avati si è fatto accompagnare dalla connazionale Laura Morante e le ha affiancato importanti attori statunitensi come Treat Williams (Hair) e Burt Young (Rocky; C'era una volta in America).
Altra produzione italiana realizzata all'estero (con le dovute differenze del caso) è Matrimonio alle Bahamas, risposta natalizia anticipata al convenzionale "panettone" della Filmauro di De Laurentiis. In questa pellicola diretta da Claudio Risi e scritta dai Vanzina, Massimo Boldi e Anna Maria Barbera sono i genitori di una ragazza innamoratasi di un giovane negli States che partono con famiglia e vari amici verso l'arcipelago americano dove i due hanno intenzione di sposarsi. Ad accoglierlo ci sarà la ricca famiglia italoamaricana del promesso sposo e dal conflitto culturale fra i vari futuri parenti scaturiranno tutte le prevedibili conseguenze.

Mostri e Meduse
In contemporanea uscita mondiale troviamo l'ultimo film di Robert Zemeckis, La leggenda di Beowulf. Da sempre amante e sperimentatore di animazione ed effetti speciali, Zemeckis è un regista che parla sempre al grande pubblico delle sale ma che è passato nell'ultimo periodo da storie anche ricercate quali erano Forrest Gump o Contact al più puro intrattenimento per famiglie. E peraltro sempre più legato alle tecnologie digitali e alla cosiddetta motion capture in 3D, in modo tale che le sue recenti opere non sono propriamente né film né cartoni animati ma risultano costruiti su immagini animate dai movimenti e dalle espressioni di attori veri e propri. Così, dopo la favola natalizia Polar Express di tre anni fa, in cui il simulacro di Tom Hanks interpretava più personaggi, in questo nuovo film Anthony Hopkins, John Malkovich e Angelina Jolie danno voce e movimento ai personaggi de La leggenda di Beowulf, revisione adeguata all'era digitale del poema epico medievale anglosassone su di un guerriero scandinavo e gli scontri con mostruose creature.
Lontano anni luce dallo sfarzo tecnologico e digitale del kolossal di Zemeckis è il piccolo film Meduse della coppia di intellettuali israeliani Etgar Keret e Shira Geffen, apprezzato romanziere il primo, sceneggiatrice e attrice di buona famiglia la seconda. In questa loro opera prima l'idea più originale e apprezzata dalla giuria dell'ultimo Festival di Cannes (che gli ha tributato la Camera d'Or) è che il sanguinoso conflitto palestinese viene lasciato fuori campo o, meglio, vive all'interno dei personaggi che abitano il film ma in secondo piano rispetto ai loro affetti e alle vicissitudini del quotidiano. Le tre storie principali dell'opera sono quelle di tre donne che conducono vite differenti e separate l'una dall'altra, ma come unite da un senso di abbandono e dal forte bisogno di dare e ricevere affetto. Il film segna anche il primo tentativo da parte della Sacher di Nanni Moretti di un progetto di distribuzione di film internazionali sul mercato italiano.

La doppia vita di Angelina
Per chi non si accontentasse della presenza dell'Angelina Jolie virtuale nel film di Zemeckis, la nuova programmazione offre la possibilità di godere anche della sua concreta presenza e per di più in una performance e in ruolo decisamente di valore, forse il primo realmente impegnato dai tempi dell'Oscar ottenuto con Ragazze interrotte. A Mighty Heart – Un cuore grande è la storia del giornalista Daniel Pearl raccontata dal punto di vista della moglie Mariane quando, nel gennaio 2002, lui si trovava in Pakistan per investigare sui rapporti fra Al Qaeda e i servizi segreti pakistani e lei era incinta del primo figlio. Col pretesto di fornirgli un'intervista a un importante sceicco in un ristorante a Karachi, un gruppo di nazionalisti rapirono Pearl e poco tempo dopo lo decapitarono. Il film è basato proprio sul libro scritto da Mariane Pearl (anche lei reporter) sull'angosciante esperienza e la coraggiosa e tenace ricerca che sostenne durante quei giorni ed è diretto dalla mano di Michael Winterbottom, esperta nel non lasciarsi tentare da uno stile manicheo in questo tipo di storie attente alla realtà politica attuale.
Sempre ispirato a vicende di chi ha visto la recente guerra col Medio Oriente direttamente o indirettamente entrare nelle proprie vite, Angeli distratti (primo lungometraggio di Gianluca Arcopinto) è un esperimento fortemente voluto dall'organizzazione per la solidarietà Un Ponte per... e da Simona Torretta, volontaria dell'associazione rapita in Iraq nel settembre 2004, che fonde crude e reali testimonianze e immagini tratte dalla attuale Guerra del Golfo alla metaforica storia di un militare americano e di una donna irachena che tentano di raccontarsi l'un l'altro quale significato abbia tale conflitto.

Edonismo cinematografico
A quasi cinque anni di distanza dall'ultimo La felicità non costa niente, anni durante i quali si è principalmente dedicato alla produzione documentaria, ritorna anche Mimmo Calopresti; il suo riappropriarsi del cinema di finzione ha implicazioni sia autobiografiche che metafilmiche. Già dal titolo L'abbuffata rimanda forzatamente al capolavoro di Marco Ferreri del 1973, ma il film va anche oltre e nel presentarci tre aspiranti filmmaker calabresi di fronte alla lavorazione di un'opera nel loro piccolo paese natale, riesce a mettere insieme importanti riferimenti al cinema italiano moderno e contemporaneo, satira sul mondo televisivo e sul costume italiano, Abatantuono e Depardieu, realismo e surrealismo. Quel che propone è insomma una vera e propria abbuffata di temi e riferimenti, quasi a testimoniare come il cinema italiano non sia così magro nelle idee come spesso si scrive.
A concludere le novità cinematografiche della settimana una commedia che approda nelle nostre sale con un certo ritardo rispetto alla sua anteprima al Sundance Festival, avvenuta due anni fa. L'incontro casuale in un bar messicano fra un mediocre e frustrato venditore ambulante e un killer pazzoide ed erotomane è il motore narrativo di The Matador, film a basso budget diretto da Richard Shepard (regista di alcuni episodi di Ugly Betty e del thriller visto a Venezia The Hunting Party), che segna per Pierce Brosnan un irreversibile addio al ruolo di affascinante agente segreto con un po' di ilare volgarità e di sana autoironia.

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