Senza grande sforzo di fantasia il bello e tenebroso Law deve il suo nome alla celebre canzone dei Beatles.
di Stefano Cocci
Tanti ruoli e soprattutto segreti nella sua carriera
Tanto gossip, un bel faccino, una discreta attitudine a scegliere dei buoni ruoli, soprattutto un grande talento. L'inglese Jude Law è da circa un paio d'anni nella top ten degli attori nella lista "A", ovvero di coloro che ad Hollywood possono chiedere ingaggi multimilionari. Merito forse dei pettegolezzi che hanno alimentato pagine e pagine sulla sua presunta love story con Nicole Kidman, un divorzio alle spalle e una storia importante implosa sulla stampa anglosassone (quella con Sienna Miller, tradita con la baby sitter); soprattutto, le tante affermazioni professionali hanno costruito una reputazione di rilievo a un attore che, in particolare negli ultimi anni, sta dando il meglio di sé. Merito anche della solida impostazione, i buoni studi e buone amicizie, come quelle con il regista Anthony Minghella, che l'ha voluto con sé per Il talento di Mr. Ripley, Ritorno a Cold Mountain e Complicità e sospetti.
Presto nelle sale con Sleuth, Law si confronta per l'ennesima volta con un mito della recitazione "british", quel Michael Caine da lui già incrociato con Alfie: stesso ruolo ricoperto con qualche decennio di distanza.
Nel film di Branagh, sono rivali e intraprende una intricata guerra psicologica dai risvolti imprevedibili.
Era mio padre
Dopo il successo di American Beauty, Sam Mendes era atteso al varco. In effetti, l'accoglienza per questo film è stata molto dura; rileggendo oggi le critiche di allora ci si rende conto che mostrano la corda. Recuperando questo film sugli scaffali di un videonoleggio o in un polveroso cineforum, se ne può scoprire tutte le qualità nascoste: dall'allestimento impeccabile alle recitazioni misurate e intense. Jude Law fa parte di questo ensemble messo in piedi da Mendes, per uno dei suoi personaggi più caratterizzati: il killer Maguire è un voyeur dell'omicidio, scatta una foto alle sue vittime morenti. Law lo interpreta come se si trattasse di un giornalista a caccia di uno scoop, un misto di arroganza e rispetto per un evento così assoluto come la morte.
A.I. Intelligenza Artificiale
Sostanzialmente deluse il progetto che Steven Spielberg prese in mano come omaggio alla memoria di Stanley Kubrick che tanto desiderava mettere a fuoco il rapporto tra umano e non umano.
Jude Law ottenne il suo trionfo personale anche in questo caso: il suo gigolò da strada imprigionato nel corpo di un androide è un altro clamoroso esempio del talento dell'attore inglese che, all'epoca, in effetti, aveva fatto ancora ben poco e che, con questa interpretazione, si impose all'attenzione di tutti. Se il protagonista del film, il piccolo David Swinton, è un novello Pinocchio del futuro, Gigolò Joe lo porta nel paese dei balocchi alla ricerca delle risposte che albergano nel suo cuore e lì si perde lui stesso.
Ritorno a Cold Mountain
Di questo film si è scritto tantissimo, per lo più per vicende al di fuori del set, circa la presunta love story tra Jude e Nicole Kidman. Come anticipato, è il secondo dei tre capitoli della collaborazione tra Minghella e quello che, possiamo scrivere, è il suo attore preferito. Forse il personaggio non è affascinante come il Dickie Greenleaf de Il talento di Mr. Ripley e anche l'interpretazione, in effetti, non è altrettanto forte. Il pellegrinaggio di Inman per tornare dalla sua amata a volte sfiora la vicenda tragicomica di un'armata Brancaleone – come quando si fanno beccare dalla polizia militare con i pantaloni calati in una fattoria piena di signorine "allegre" - e anche la sua conclusione potrebbe sembrare un po' fantozziana – così tanti chilometri percorsi (a piedi, aggiungiamo noi) per fare quella fine. Però solo un volto intenso e straziante come quello di Law poteva offrire a questo personaggio la dignità di cui aveva bisogno per sostenere le oltre due ore e mezza della pellicola.
I Heart Huckabees
Non è certo un film facile e a tratti può sembrare pretenzioso: spiegare i misteri della vita partendo da una serie di incontri casuali. Sulla personalità trasbordante di Jude Law è ritagliato un personaggio odioso: lo yuppie arrampicatore sociale, che mostra una faccia diversa per ogni esigenza, pronto a mentire, a passare sui resti dei suoi rivali lasciati in terra pur di vincere e di raggiungere il proprio obiettivo. Ma anche in questo caso, è la profonda umanità racchiusa nel volto di Law che ci impedisce di odiare il suo personaggio e, in fondo, parteggiare per lui, per la sua simpatia, per il suo sorriso e augurarci che alla fine, il suo percorso di catarsi giunga a buon esito. In un grande gruppo di attori – ricordiamo Mark Wahlberg, Dustin Hoffman, Jason Schwartzman, Lily Tomlin, Isabelle Huppert e Naomi Watts – Law spicca con il suo sorriso ammaliatore.
Closer
Il film di Mike Nichols, tratto da una piece teatrale di grande successo, è una sorta di esperimento sociale: metti quattro individui, due uomini e due donne molto trendy, a contatto in una Londra sensualmente glamour e quello che ottieni è un numero determinato di relazioni sessuali senza senso: Dan convive con Alice ma ama Anna, la quale, a sua volta, sposa, sebbene non troppo convinta, Larry e lo tradisce con Dan. Le coppie scoppiano e quando alla fine tutto sembra tornare a posto, Dan scopre che Alice è andata a letto con Larry e la perde definitivamente. Insomma, sembra la dimostrazione della teoria alla base di Harry ti presento Sally: l'amicizia tra uomini e donne non esiste, soprattutto se questi corrispondono ai nomi di Jude Law, Natalie Portman, Julia Roberts e Clive Owen. Le coppie sono simmetriche: il carino e sensibile Dan si oppone al rude Larry; la fotografa di successo Anna si contrappone alla spogliarellista Alice. Alla fine è proprio Dan/Law a rimanere solo e abbandonato, mentre scopre che della donna che ha amato non conosce nemmeno il vero nome.