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Film nelle sale: con il terzo Resident Evil e Invasion il mondo è a rischio

Il rifugio? Nella fantasia di Stardust o nell'Inghilterra di Jane Austen.
di Piervittorio Vitori

Tra estinzione e invasione

venerdì 12 ottobre 2007 - Rubriche

Tra estinzione e invasione
Se pensavate che due settimane fa, con Planet Terror e 28 settimane dopo, l'autunno cinematografico avesse finito le sue riserve di zombi, beh, vi sbagliavate di grosso. Una buona scorta se l'era tenuta in freezer Paul W.S. Anderson, pronto ora a scongelarla e a offrirla alla sua compagna, Milla Jovovich. In Resident Evil: Extinction, il regista del primo capitolo della saga di origine videoludica si limita a scrivere il copione e produrre, come fu per Resident Evil: Apocalypse, e dietro alla macchina da presa il redivivo Russell Mulcahy (Highlander) sostituisce Alexander Witt. Il cineasta australiano, alle prese con la fuga dei protagonisti attraverso scenari desertici battuti da orde di infetti, guarda a modelli patrii (Mad Max) per recuperare suggestioni da western post-apocalittico. Su tutto, comunque, dominano ancora una volta la fisicità e l'appeal letale della Jovovich, chiamata qui allo scontro finale con la Umbrella Corporation.
Rispetto al concetto inappellabile di estinzione, quello di invasione pare lasciare maggiori vie di scampo. Non per questo, però, è più semplice il compito della dottoressa Nicole Kidman: la protagonista di Invasion si trova infatti a fronteggiare una forza aliena che minaccia di debellare la popolazione terrestre attraverso la diffusione di spore che nottetempo modificano gli esseri umani. Vi ricorda qualcosa? Già, è la quarta versione de L'invasione degli ultracorpi, dopo quella di Siegel ('56), quella di Kaufman ('78) e quella di Ferrara ('93). La vicenda tratta dal racconto di Jack Finney è sempre un ottimo pretesto per una metafora sociale in chiave horror, e il regista de La caduta Oliver Hirschbiegel garantisce la prosecuzione su questo doppio binario. Ulteriore motivo di interesse, la presenza a fianco della Kidman del nuovo James Bond, Daniel Craig.

Polvere di stelle... con Pfeiffer e De Niro
Proprio Craig era stato protagonista di The Pusher, esordio alla regia di quel Matthew Vaughn che ora ritorna con Stardust: siamo nel regno del fantasy, con una pellicola che, attingendo alla graphic novel di Neil Gaiman e Charles Vess, si inserisce in una fortunata scia fatta di anelli, maghetti occhialuti, leoni, armadi & streghe. E la malvagia strega Lamia è forse la miglior freccia all'arco di questo film: decisa a mettere le sue lunghe grinfie sulla stella Yvaine, caduta sul suolo dell'immaginario regno di Stormhold e divenuta umana (Claire Danes), ha il fascino di Michelle Pfeiffer, ritornata alla grande sullo schermo (vedi Hairspray) dopo anni di assenza. Per raggiungere il suo scopo, Lamia ingaggerà un duello dall'esito apparentemente scontato con il giovane garzone Tristan, penetrato a Stormhold dal mondo "reale" e divenuto il protettore di Yvaine: il ragazzo, dal canto suo, troverà l'aiuto di un'altra star, un bizzarro pirata di nome Robert De Niro.
Decisamente più affabile la protagonista di Waitress – Ricette d'amore, titolo che, aggiunto a Sapori e dissapori, configura un autunno gastronomico oltre che zombistico. Ma se il film con Catherine Zeta-Jones era una collaudata commedia sentimentale, pare più originale questo, in cui si mette in scena la storia di Jenna, giovane e malmaritata cameriera che vede nella vittoria di un concorso culinario la soluzione ai suoi problemi e nel frattempo flirta con il nuovo dottore del paese: ma un'inattesa gravidanza rimetterà in discussione i suoi progetti. Una piccola e gradevole commedia indie, apprezzata al Sundance e a Locarno, che sfrutta bene l'elemento-cibo come veicolo dei sentimenti della protagonista, interpretata da una bravissima Keri Russell.

Tra letteratura e sms
Problemi sentimentali anche per la protagonista di Becoming Jane – Il ritratto di una donna contro, dove il title-character è nientemeno che Jane Austen. L'autrice più saccheggiata dal cinema degli ultimi anni finisce infatti sullo schermo in prima persona nel film diretto da Julian Jarrold e interpretato dall'emergente star Anne Hathaway. Si respira odore di Shakespeare in love? Non importa: la critica ha lodato la performance dell'attrice, calatasi nei panni tardo-settecenteschi di una giovane donna che insegue l'amore nonostante le convenzioni sociali dell'epoca, così come quella del suo partner James McAvoy (Espiazione), anche lui in rampa di lancio verso il successo.
Italia in coda, con l'ultima commedia firmata da Vincenzo Salemme, SMS – Sotto mentite spoglie. Abituato ai giochi di parole dei suoi titoli, qui il regista rende il suo personaggio vittima di un messaggio inviato per errore al cellulare sbagliato: Tommaso infatti manda un piccante sms non a sua moglie bensì a quella del suo migliore amico, la quale, a sorpresa, pare "starci". Il soggetto si presterebbe ad una pochade pecoreccia, ma Salemme, in trasferta romana e con l'ausilio alla sceneggiatura di Ugo Chiti, lo instrada sui binari della commedia degli equivoci. A reggere il gioco e garantire il divertimento contribuiscono Giorgio Panariello, Lucrezia Lante della Rovere e la prorompente Luisa Ranieri.

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