Un cinemascope teatrale
Le note consegnate alla stampa come informazioni su "Romeo e Giulietta" (testi di Pasquale Panella, musica di Riccardo Cocciante) sono assolutamente veridiche: si tratta veramente di cinema dal vivo. Al di là della sperimentazione messa in atto sul cast di adolescenti in cui il più giovane ha 14 anni (i ruoli sono intercambiabili quindi ognuno deve costantemente stare 'sulla corda' pronto a passare da un Benvolio a un Tebaldo a seconda della serata) è la messa in scena che inserisce lo spettatore in un cinemascope teatrale.
Non è un caso che gli splendidi costumi siano di Gabriella Pescucci (Premio Oscar per L'età dell'innocenza). Infatti si inseriscono alla perfezione in una scenografia continuamente cangiante ispirata sì all'architettura più classica del Medioevo, ma pronta a trasmutarsi con pennellate alla Guttuso o nuvole magrittiane che divengono progressivamente sempre più minacciose. Su questa scena gli attori si trovano a cantare duetti che potremmo definire in 'campo lungo'. Racchiusi a volte in cornici più piccole che non quella del palco essi si ritrovano però inquadrati da telecamere e rilanciati su due maxischermi in cui in campi lunghi si trasformano in mezze figure e primi piani.
È un'esperienza che l'appassionato di cinema dovrebbe fare, indipendentemente dal fatto che apprezzi o meno il musical. Che poi in questo caso musical non è perché di vera e propria opera si tratta (tutte le parti sono cantate). Opera, ma 'popolare' e visivamente colta al contempo. Il trionfo in sala arriva, e si esce consapevoli di avere assistito davvero a una forma innovativa di spettacolo.