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Film nelle sale: Planet Terror e 28 settimane dopo... a volte ritornano!

Zombi, ma anche Il buio nell'anima di Jodie Foster e quello nella società di Ken Loach.
di Piervittorio Vitori

Non-morti e vendette: Stati Uniti a mano (e gamba) armata

giovedì 27 settembre 2007 - Rubriche

Non-morti e vendette: Stati Uniti a mano (e gamba) armata
Pochi dubbi su quale sia il film più atteso del weekend, soprattutto da quanti sono rimasti perplessi di fronte al Grindhouse – A prova di morte di Quentin Tarantino e sono quindi curiosi di verificare la riuscita dell'altra metà del progetto ispirato alle vecchie sale da B-movies. E Grindhouse – Planet Terror di Robert Rodriguez sembra avere tutte le carte giuste per conquistare una volta di più i fan del regista texano e, perché no, farsi largo al botteghino. Gli zombi protagonisti della vicenda sono un omaggio ai film più amati del cineasta e garantiscono sangue a volontà, come da ricetta consolidata del gore. Il tutto però condito con grottesca ironia ed accompagnato da un contorno decisamente attuale, grazie a dei rimandi all'odierna situazione internazionale che conferiscono alla pellicola uno spessore maggiore. Coerentemente con la filosofia del progetto, si respira una piacevole aria di b-movie anche nel cast, dove a nomi come Rose McGowan e Bruce Willis si affiancano quelli di "specialisti di genere" quali Jeff Fahey e Michael Biehn.
E se McGowan, persa una gamba, si impianta al suo posto un fucile automatico per salvare la pelle dagli attacchi degli zombi, è la vendetta il motore che spinge Jodie Foster a procurarsi illegalmente una pistola e ad aggirarsi nelle notti neworkesi come una versione femminile del Giustiziere della notte di bronsoniana memoria. Ma Il buio nell'anima di Neil Jordan non è un apologo della giustizia privata, quanto lo scavo nella mente – o, appunto, nell'anima – di una donna sconvolta da un trauma (l'aggressione in cui ha perso la vita il suo compagno) intorno al quale lei ridisegna la propria identità. Un personaggio tormentato e un ruolo complesso, di quelli in cui l'attrice vincitrice di due Premi Oscar si muove come tra le pareti di casa e che le danno modo di mostrare tutto il suo talento.

La Londra-horror di Fresnadillo, il mondo libero di Loach, la Parigi di Delpy
Non saranno i morti viventi di Planet Terror – sono in realtà le vittime di un virus -, ma ci assomigliano abbastanza e di certo, pur essendo inglesi, non hanno la flemma tipicamente british. Parliamo degli infetti di 28 settimane dopo, sequel di quel 28 giorni dopo con cui Danny Boyle riportò in auge anche al di qua dell'Atlantico il filone dello zombie-movie e ci fece conoscere Cillian Murphy. Stavolta cambiano sia il regista che il protagonista, ma lo spagnolo Fresnadillo (comunque "battezzato" all'esordio internazionale proprio da Boyle, in veste di produttore) è bravo a costruire un crescendo di tensione e a sfruttare al meglio lo scenario di una Londra da post-catastrofe, mentre Robert Carlyle regge molto bene le implicazioni morali che il suo personaggio è chiamato ad affrontare nella sua odissea.
Dilemmi di natura etica anche per la straordinaria semi-esordiente Kierston Wareing, protagonista di In questo mondo libero... di Ken Loach. Dopo la parentesi storico-irlandese da Palma d'Oro di Il vento che accarezza l'erba, il regista britannico ritorna all'Inghilterra di oggi, per raccontare la storia di una donna che, licenziata dall'agenzia per cui procurava manodopera d'immigrazione e con un figlio a carico, decide di intraprendere in proprio l'attività di caporalato. Storia con cui Loach ed il suo abituale sceneggiatore Paul Laverty ci costringono a interrogarci: il vero mostro è Angie o il sistema dello sfruttamento che la porta a passare dall'altra parte della barricata?
L'ultimo titolo europeo del fine settimana viene dalla Francia. Se siamo a Parigi e seguiamo una coppia in cui lei è Julie Delpy può venire automatico ritornare a Before sunset – Prima del tramonto. Ma in 2 giorni a Parigi l'attrice, qui impegnata anche dietro alla macchina da presa, si discosta dal duetto sentimentale di Linklater per offrirci un confronto di caratteri che adombra quello tra due culture. Nella riuscita dell'operazione, fondamentale la buona prova di Adam Goldberg nei panni del compagno americano della protagonista.

Comicità a stelle e strisce
Riattraversi l'oceano chi vuole farsi quattro risate: in questo weekend le proposte all'insegna dell'humour vengono tutte dagli USA. A iniziare da Hairspray – Grasso è bello, dove John Travolta "largheggia", letteralmente, nei panni femminili di Edna Turnblad, donnone costretto a fare i conti, oltre che con la bilancia, con la passione per il ballo di una figlia altrettanto abbondante. Forse i tempi non sono più adatti alle trasgressioni di John Waters, ma il remake del suo film del 1988 ne mantiene il messaggio ispirato alla tolleranza e si fa apprezzare tanto per le performance danzate che per il bel cast, in cui, a fianco di Travolta e dell'esuberante Nikky Blonsky, spiccano Christopher Walken, Michelle Pfeiffer e il sex-symbol delle giovanissime Zac Efron.
Tra il frustrato protagonista di 40 anni vergine e il gay depresso di Little Miss Sunshine, Steve Carell ha invece poco del sex-symbol. Ma non è evidentemente questa la qualità che viene richiesta ad un novello Noè: accade così che, in Un'impresa da Dio, l'Onnipotente (Morgan Freeman) si rivolga proprio al povero Steve al momento di scatenare un secondo diluvio e scegliere a chi affidare il compito di costruire una nuova arca. Il messaggio ecologista rimane forse in superficie, ma le progressive sfortune del simpatico protagonista costituiscono un viatico sicuro alla risata. Da Noé a Salomone, o meglio a I fratelli Solomon: deputati non a ripopolare il pianeta, ma a fornire un nipote al padre in fin di vita. L'impresa sarebbe decisamente più abbordabile, non fosse che i due hanno vissuto finora in maniera piuttosto isolata e non sono abituati a intrattenere rapporti sociali. Il regista Bob Odenkirk porta la pellicola nel territorio della commedia dell'assurdo, con un humour più gentile e meno grossolano della media.

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