Il calendario cinematografico entra nel vivo dell'autunno, e la nuova stagione si presenta con tre pellicole che, in maniera diversa, proseguono discorsi già iniziati con altri titoli. Non è un sequel ma l'altra faccia della medaglia Grindhouse il Planet Terror di Robert Rodriguez, che completa il dittico iniziato da Quentin Tarantino con A prova di morte. E se c'è chi ha trovato il primo capitolo, con la vendetta delle tre protagoniste ai danni di Stuntman Mike, eccessivamente verboso e non all'altezza della fama del maestro pulp, non rimarranno delusi i fans del regista di San Antonio. Rodriguez infatti recupera lo spirito irriverente dei b-movies di cui si nutrivano gli originali Grindhouse (le sale che offrivano una doppia programmazione) con una storia di morti viventi in cui non mancano una certa cinefilia colta e un richiamo agli effetti della guerra in Iraq.
Zombie protagonisti anche in 28 settimane dopo, che, viceversa, è un vero e proprio seguito del 28 giorni dopo di Danny Boyle; a raccogliere l'eredità del regista di Trainspotting è Juan Carlos Fresnadillo, già fattosi notare fuori dai suoi confini con Intacto. Strano a dirsi, vista la legge non scritta che vuole i sequel chiaramente inferiori ai prototipi, il 40enne spagnolo se la cava egregiamente e, potendo contare anche su un'interprete di razza come Robert Carlyle, costruisce un avvincente crescendo di ritmo e cadaveri.
Rischio catastrofe anche in Un'impresa da Dio di Tom Shadyac, dove il simpatico Steve Carell (40 anni vergine e Little Miss Sunshine), appena eletto al Congresso, si vede affidare dall'onnipotente – interpretato dal carismatico Morgan Freeman – un compito che non fa apparire esagerato il titolo italiano: costruire un'arca per salvare l'umanità da un secondo diluvio universale.

La trasgressione di Travolta e le denunce di Loach e Clooney
Per chi vuole ridere senza doversi però angosciare per la sorte del nostro pianeta, è in arrivo il ciclone-Travolta con Hairspray, remake a firma di Adam Shankman dell'omonimo film girato vent'anni fa dal maestro della trasgressione John Waters. Qui l'ex Tony Manero, in una parte en travesti, è Edna Turnblad, madre sovrappeso di un'altrettanto abbondante ragazza la cui ambizione è ballare in uno show-tv; e se John lascia alla giovane Nikky Blonsky la febbre del ballo, non rinuncia a un divertente numero danzato. Al suo fianco, in un film all'insegna della tolleranza verso il diverso, spiccano Christopher Walken e Michelle Pfeiffer, restituita al cinema dopo cinque anni di assenza.
Cambiando completamente versante, c'è come al solito poco da ridere nell'ultima fatica di Ken Loach: atteso al varco dopo la Palma d'Oro per Il vento che accarezza l'erba, il regista inglese non delude con In questo mondo libero. Il suo consolidato talento nell'affidarsi a volti poco noti, intorno ai quali costruire storie di marginalità, si conferma nella scelta dell'ottima Kierston Wareing, che per sopravvivere si inventa "caporale" entrando nel giro dello sfruttamento degli immigrati.
Aria di denuncia anche in Michael Clayton, esordio alla regia dello sceneggiatore Tony "Bourne" Gilroy e reduce dall'apprezzamento riscosso al Lido. Il film, storia ben costruita della presa di coscienza di un avvocato alle prese con un caso di etica industriale, conferma la credibilità di George Clooney come interprete impegnato dopo Good Night, and Good Luck e Syriana.

Costner e Foster: ritorni "stellari"
Dall'attuale eroe della Hollywood liberal alle due stelle più brillanti a cavallo tra anni '80 e '90: gli anni sono passati ma rimangono sempre sulla breccia Kevin Costner e Jodie Foster. Il primo ritorna con il thriller di Bruce Evans Mr. Brooks, dimostrando di essere in forma come da tempo non gli capitava: nei panni di un uomo di successo che nasconde un terribile segreto, è protagonista di una bella sfida attoriale con Demi Moore e William Hurt.
Foster offre invece un'altra declinazione del ruolo da "donna in pericolo" che ha caratterizzato buona parte della sua carriera (Sotto accusa e Il silenzio degli innocenti, per citare solo i titoli che le sono valsi l'Oscar). In Il buio nell'anima l'aggressione in cui perde la vita il suo compagno è il motore che scatena la sua reazione; bravo il regista Neil Jordan a conciliare il talento dell'attrice con le ansie da "giusta vendetta" diffuse nella società americana post-11 settembre.

L'Italia risponde con una "Notte prima degli esami" versione noir; poi Francia e Russia< b/> In questa alluvione di titoli anglosassoni, lo spazio ritagliato dal cinema del nostro continente è minimo, con quattro titoli tra Italia, Francia e Russia. A difendere i nostri colori è la coppia di Notte prima degli esami e Notte prima degli esami – Oggi, Fausto Brizzi e Marco Martani. Anche i nomi del cast rimandano ai due teen-movies (Nicolas Vaporidis, Carolina Crescentini, Giorgio Faletti), ma Cemento armato presenta almeno due significative novità: innanzitutto Brizzi e Martani stavolta si sono scambiati i ruoli, con la regia affidata al secondo; poi, differenza più rilevante, il film questa volta è un noir, con Vaporidis maturando perseguitato dal cattivissimo Faletti in seguito a un'ingenua ragazzata.
I cugini transalpini propongono due film: Angel, di François Ozon, tratteggia la parabola di una scrittrice inglese di inizio Novecento, offrendo una nuova vetrina per una delle giovani emergenti del panorama europeo, Romola Garai; 2 giorni a Parigi è invece il debutto registico di Julie Delpy, che, dopo le albe e i tramonti trascorsi con Ethan Hawke, propone (riservandosi la parte della protagonista) un altro confronto sentimentale franco-statunitense nella cornice della Ville Lumiére.
Segnalazione di chiusura per il russo Playing the Victim, di Kirill Serebrennikov: libera rivisitazione dell'Amleto, è da vedere per l'atmosfera da dark comedy e la performance del protagonista Yuri Chursin.