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5x1: Colin Firth ci prova con la spada

Dopo una carriera spesa in film e ruoli romantici, Colin Firth cambia genere con L'ultima legione.
di Stefano Cocci

Diventa legionario il bel Darcy di Bridget Jones

martedì 11 settembre 2007 - Celebrities

Diventa legionario il bel Darcy di Bridget Jones
Con un volto classicamente inglese e un atteggiamento romantico e scostante, Colin Firth sembra nato per recitare; in particolare è decisamente adatto alle atmosfere vittoriane dell'autrice Jane Austen. Non è un caso che il suo primo e importante successo sia coinciso con una produzione televisiva del noto romanzo, "Orgoglio e pregiudizio". Tale fu l'apprezzamento e la eco della sua interpretazione che Helen Fielding, l'autrice de "Il diario di Bridget Jones", penserà proprio a lui nel descrivere il suo protagonista, il bello e tenebroso Mark Darcy. In questa ottica sorprende la sua partecipazione a L'ultima legione. Nel film di Doug Lefler, tratto da un libro di Valerio Massimo Manfredi, Firth è Aurelio, comandante della quarta legione sopravvissuto alla deposizione del legittimo imperatore, che parte alla ricerca di Romolo Augusto, e della nona legione in Britannia, l'ultima rimasta fedele a Roma. Un ruolo inusuale per Colin, che ci ha abituato ai suoi modi eleganti e le battute a effetto, ora si ritrova a combattere per la sua sopravvivenza e quella dell'Impero romano, nel fango e nel sangue.

Love Actually - L'amore davvero
L'enorme battage pubblicitario che annunciò questa pellicola per il Natale di qualche anno fa, rischia di oscurare il ricordo circa il valore effettivo del film. È stato il frutto maturo della collaborazione di un illuminato gruppo di sceneggiatori e attori inglesi, che, da Quattro matrimoni e un funerale fino, per l'appunto, a Love Actually, hanno costituito una delle novità più importanti del cinema europeo. Firth è salito in corsa su questo treno, dalla partecipazione a Bridget Jones, e qui gioca al cuore infranto e a non vedere l'affetto che una giovane governante nutre per lui. Non sarà cinema d'avanguardia ma almeno è divertente.

Shakespeare in Love
Non poteva non misurarsi con il più classico, studiato e amato degli autori inglesi questo attore che proprio alla sua peculiare appartenenza alla terra di Albione ha costruito il suo successo. Il suo Lord Wessex è un personaggio immancabilmente negativo, cornuto e, oltrettutto, mazziato sui titoli di coda. Però, è fuor di dubbio, che la partecipazione a questo film sia uno dei momenti più alti della carriera di Firth: non solo per la caratterizzazione che riesce a mettere nel suo personaggio ma per esser stato parte di uno dei successi di pubblico e critica più clamorosi degli ultimi anni. Non avrà vinto l'Oscar per la simpatia del suo Wessex ma potrà certamente ricordare di aver preso parte a una delle costruzioni più innovative della settima arte.

Il diario di Bridget Jones
Nel bene o nel male, ovvero se lo odiate o lo amate a dismisura, Il diario di Bridget Jones è uno dei classici, cinematografici e letterari, degli ultimi anni. Forse sarebbe più corretto parlare di "caso": un'opera stilisticamente non eccelsa che riesce, però, a cogliere il senso di un epoca o, meglio, dello spirito di uomini e donne che spendono le proprie vite in modo comune. Bridget è tendenzialmente grassa, non è sexy, non è particolarmente intelligente, fuma troppo, non sa rendersi emotivamente indipendente dai suoi genitori e dai suoi amici che si rammaricano per il fatto che lei sia sola. Problemi e atteggiamenti che Bridget ha in comune con migliaia, forse milioni, di donne sparse in tutto il mondo. E anche i personaggi che le ruotano intorno sono comuni come lei. Ecco il segreto del successo del suo diario. Per Firth partecipare alla trasposizione cinematografica di questo caso letterario è stato naturale come bere un bicchiere d'acqua. Dopo averlo visto nei panni del D'Arcy di Jane Austen in una serie televisiva inglese, l'autrice costruì il proprio Mark Darcy avendo negli occhi proprio Firth. Niente male non c'è che dire.

Febbre a 90°
Prima di essere un'icona per il pubblico femminile, calandosi perfettamente nei panni dell'eroe romantico, scostante e scorbutico perché troppo timido, Colin Firth è stato un'icona maschile. Nel 1997 è Paul, il protagonista della pellicola di David Evans tratta dall'ormai classico "Febbre a 90°" di Nick Hornby. Firth è un tifoso monomaniaco dell'Arsenal, lavora come insegnante e nel tempo libero allena la squadra della scuola. Firth riesce a dare un tocco suo di sensibilità al personaggio; riesce ad accaparrarsi le simpatie dei maschietti – e fin qui tutto normale – ma anche a far apparire come un mostro insensibile la sua partner nel film quando non comprende che lo stato d'animo depresso del nostro eroe era dovuto alle sconfitte dell'Arsenal piuttosto che agli insuccessi nel lavoro. Quale tifoso-uomo sano di mente potrebbe dargli torto?

La ragazza con l'orecchino di perla
Abbiamo scritto di tutte le belle interpretazioni di Colin fra il serio e il faceto: il Darcy amato dalle donne e il Paul malato di calcio; le interpretazioni più commerciali e quelle che lasciano un segno nella carriera di molti. Fra tutte queste sfaccettature, la preferita rimane lo Johannes Vermeer che Peter Webber ha costruito insieme a lui per il film tratto dal capolavoro letterario di Tracy Chevalier. Al fianco di Scarlett Johansson, Firth dà vita a un uomo in bilico tra l'ardore dell'ispirazione artistica e le convenzioni borghesi dell'epoca. Un personaggio riuscito in parte grazie al suo saper interpretare perfettamente il volto di un eroe da romanzo ma anche grazie al talento di attore misurato.

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