Un restauro d'autore
Primo capitolo della trilogia del dollaro, Per un pugno di dollari, il capolavoro di Sergio Leone che ha lanciato il western all'italiana, ritorna sul grande schermo in versione restaurata.
E il grande schermo che si prepara ad accoglierlo è quello della Sala Grande del Palazzo del Cinema del Lido di Venezia. Durante la serata inaugurale della 64^ Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, mercoledì 29 agosto, il film che ha reinventato il genere western rivivrà infatti in una versione interamente restaurata in digitale dalla Cineteca Nazionale e dalla Ripley's Film, in collaborazione con Unidis Jolly Film e Sky Cinema (che trasmetterà il film il 3 settembre su Sky Cinema Classics e Cinema HD).
Il restauro del film ha consentito di reintegrare nel nuovo negativo una scena perduta nei materiali in circolazione fino a oggi in Italia, con un primo piano di Clint Eastwood, sfuggito dalle mani dei banditi, mentre osserva Gian Maria Volontè e i suoi uomini infierire sul malcapitato padrone del saloon, sospettato di averlo aiutato.
Girato in Techniscope, un formato ormai desueto, il film è stato scansionato digitalmente, e tutti i suoi 14.453 fotogrammi sono stati riparati e puliti, procedendo al "distacco" digitale delle immagini del negativo originale (proprio come nel caso del restauro di affreschi e dipinti), e al trasferimento su un nuovo negativo più resistente.
Per quanto riguarda la mitica colonna sonora di Ennio Morricone, fido collaboratore di Sergio Leone, il restauro è stato realizzato interamente in digitale a Parigi da tecnici italiani e francesi presso il laboratorio Le Diapason, e ha richiesto una vera e propria ricostruzione, scena per scena, del sonoro del film, pulito, restaurato, rimontato ed equalizzato, in quasi tre mesi di lavoro di due montatori e due ingegneri del suono.
Un lavoro delicatissimo e impegnativo costato oltre 200.000 euro, che si annuncia come il restauro più all'avanguardia finora realizzato in Italia, e che promette di emozionare gli spettatori di oggi come quarant'anni fa, quando l'allora trentacinquenne Sergio Leone, con una sola regia alle spalle (Il colosso di Rodi) e ricalcando La sfida del samurai di Kurosawa, inventava un nuovo genere, lo spaghetti-western, un genere popolare e allo stesso tempo ricercato e innovativo, diventato oggi un tassello imprescindibile del cinema d'autore europeo.