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Fino all'ultimo respiro

Un viaggio nel nuovo mondo alla scoperta dell'ultima fatica di Emanuele Crialese, che chiude oggi la rassegna dei film in Concorso
di Pierpaolo Simone


venerdì 8 settembre 2006 - News

Storia di un viaggio, di un abbandono, Nuovomondo di Emanuele Crialese è stato accolto da un applauso lunghissimo nella proiezione mattutina del Lido. "Non c'è stato un ragionamento dietro la scelta di portare sullo schermo un tema come quello dell'emigrazione italiana in America all'inizio del secolo scorso. Dopo aver visto l'Ellis Island Museum (museo simbolo dell'immigrazione) sono rimasto colpito da quegli sguardi sospesi, stupiti, come se sbarcassero sulla Luna, gli sguardi degli emigranti in cerca di fortuna". Emanuele Crialese si intrattiene mezz'ora con i giornalisti raccontando con lo sguardo sereno la "storia" del suo viaggio, la genesi del suo film: "non riesco a pensare a un messaggio, i miei film non lanciano messaggi, piuttosto pongono delle domande, lanciano degli interrogativi cui il pubblico deve in qualche modo far fronte". Non è una scelta politica – ci tiene a precisare – quanto "l'omaggio a un popolo che è emigrato in venti milioni e che ha mantenuto, col passare dei decenni, la propria identità".

La lavorazione del film, aggiunge il regista: "si è svolta alla luce della documentazione storica e delle "parole di carta" le centinaia di lettere degli immigrati che ho letto durante tutta la lavorazione del film. Gli uomini d'inizio secolo erano diversi da quelli di oggi. Avevano sempre un messaggio di speranza, uno spirito positivo che mantenevano anche di fronte alle tragedie più nere".

Dopo Respiro – film che lo ha sdoganato come uno dei migliori talenti del cinema nostranoCrialese torna con il suo secondo lavoro più agguerrito che mai: "c'è chi dice che dal primo film bisognerebbe passare direttamente al terzo. Invece trovo che l'attesa per questo lavoro sia stata una carezza, un soffio. C'è sempre una grande paura di essere giudicati come presuntuosi quando si fanno certe scelte, ma grazie all'attenzione degli attori ho potuto di volta in volta constatare se le mie idee fossero buone o solamente da scartare".

"Tra i registi che mi hanno segnato – confessa un po' timidamente – c'è il genio di un maestro come Federico Fellini. Per il resto non mi reputo una persona particolarmente colta: vado poco al cinema, diserto i teatri, non vado mai nei musei. Non lo faccio per snobismo ma solo perché ho problemi a organizzarmi la vita". Provare per credere.

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