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C'era una volta in America...un cittadino al di sopra di ogni sospetto

Bobby è tra i papabili al Leone finale insieme ai "figli" di Cuaron: la prima regia per il grande schermo dell'americano Estevez convince Venezia
di Pierpaolo Simone


lunedì 4 settembre 2006 - News

Era un altro cinema quello in cui Robert De Niro confidava a James Woods (il senatore Max Bailey dell'indimenticabile capolavoro di Sergio Leone) la sua propensione a non far tardi e ad andare a letto presto, poco prima che quest'ultimo si lanciasse in piena notte - carico di sensi di colpa - sotto un tritarifiuti. Gli anni sono passati, il cinema ha mutato le sue rappresentazioni, ma un altro Bobby (Robert Francis Kennedy) approda sullo schermo nel nuovo film di Emilio Estevez, in Concorso a questa 63esima edizione. Calorosamente applaudito nell'anteprima concessa alla stampa, il regista americano presenterà oggi al pubblico il suo primo lungometraggio destinato alle sale. Bobby (Work in progress) è lo spaccato di un'epoca in cui la convinzione di cambiare il mondo si infrange nelle stragi terroristiche e di Stato. Il senatore Kennedy (protagonista "inconsapevole" del film grazie anche alle scrupolose immagini di repertorio raccolte dalla troupe) è ritratto nella sua campagna presidenziale del 1968 attraverso i compagni di strada, giovani e meno giovani, che lo hanno accompagnato fino alla morte – giunta come per il fratello per mano assassina – il 6 Giugno del 1968. Un film di finzione - con la partecipazione straordinaria di Anthony Hopkins e Helen Hunt – che entra di diritto nel toto-leone.

E le stelle stanno a guardare. Quelle discusse, come le dive che affollano le passerelle o quelle nascoste, come le opere presentate per la prima volta e in attesa di essere scoperte. Ma oggi, ad essere festeggiata, è La Stella che non c’è, graditissimo ritorno di Gianni Amelio (arrivato ieri in laguna) pronto a presentare la trasposizione cinematografica de La dismissione, tratta dal romanzo dello scrittore napoletano Ermanno Rea. Insieme al protagonista Sergio Castellitto (da giorni "additato" come possibile vincitore della coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile) e alla giovane attrice cinese Zing Thou, Amelio racconta la chiusura di un’acciaieria in disarmo che vende un altoforno a una delegazione cinese. Sarà proprio Vincenzo Buonavolontà, l’operaio interpretato da Castellitto, a volare personalmente in Cina per consegnare la merce.

Mentre il Festival continua la sua corsa, si alimentano i gossip e le leggende "metropolitane" del Lido. La sala stampa, trasformata in un'accolita di rancorosi, è ormai sull'orlo di una crisi di nervi. Colpa, certo, dei giornalisti che vagano di computer in computer alla ricerca del pezzo perduto, articoli che - per distrazione o imperizia – si perdono nel grande cervellone elettronico, oppure cancellati per invidia dalla fantomatica figura (realmente esistente) che entra in sala senza biglietto né accredito, eludendo con garbo e discrezione tutte le misure di sicurezza. Deliziosa anche la confessione del collega che giura di aver visto, dopo un lungo peregrinare, un uomo trascinare per i canali un pesante materasso giallo. Guarda caso, uguale identico a quello che il protagonista di Tsai Ming-liang trascina per le due ore del film. Per stanotte, forse, è meglio non dormire da soli.

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