Autore di musiche sinfoniche, da camera, vocali e operistiche, prestò la sua opera nel cinema solo saltuariamente, anche se con grande bravura e professionalità. Tali qualità si rivelano nell'efficace commento musicale da lui scritto per un film tratto da un famoso racconto di Anton Cechov, La steppa (1962, Alberto Lattuada), in cui l'autore descrisse le tappe di un lungo viaggio attraverso lo sconfinato e monotono paesaggio della steppa russa, soffermandosi ad analizzare, piuttosto che gli eventi, la psicologia dei viaggiatori e i loro diversi stati d'animo. Turchi dimostrò appunto la sua bravura nel saper cogliere e rendere, con estrema sensibilità e finezza di suono, l'atmosfera introspettiva, malinconica ed elegiaca, che caratterizza l'intero film.