Dopo essersi laureato in giurisprudenza, nel 1919 intraprese la carriera giornalistica, divenendo redattore de "Il Resto del Carlino", dove rimase fino al 1926. Negli anni seguenti collaborò anche ad altre testate di successo, come "Il Secolo", "L'Ambrosiano", "La Fiera Letteraria", "Grandi Firme"; ma, a partire dal 1928 cominciò ad occuparsi di teatro, scrivendo una serie di divertenti commedie in collaborazione con Dino Falconi, cosa che gli facilitò i contatti con le più note compagnie del momento, come quelle di Niccodemi, Almirante, Tofano, Gandusio e Ricci. Fra l'altro, le commedie di Biancoli e Falconi attirarono l'attenzione di Mario Mattoli, che in quegli anni aveva reso famosi attori come Vittorio De Sica e Umberto Melnati.
L'attività di Biancoli come autore di rivista continuò anche negli anni del dopoguerra, benché, nel frattempo, avesse iniziato anche un'intensa attività cinematografica come sceneggiatore, che si protrasse fino al 1964. Durante questo lungo periodo, la sua personalità brillante ed eclettica spaziò dalla commedia al dramma, dal cinema neorealistico alla commedia rosa, dal cinema mitologico e pseudostorico noto come peplum o "sandaloni", al film di denuncia. Fra i titoli più significativi possiamo ricordare Il bandito, Ladri di biciclette, Altri tempi, Domani è troppo tardi, Tempi nostri, Don Camillo, Gastone, Il moralista. Nonostante questa sua molteplice attività, che lo rese uno dei personaggi più significativi della nostra cultura fra gli anni Trenta e gli anni Sessanta, Biancoli è oggi immeritatamente dimenticato.