Nonostante sia nato in Austria, Edoardo Winspeare è una delle punte di diamante dei cinema meridionale italiano e in particolare massima espressione artistica del Salento. I suoi film sono il prodotto di una cova antropologica del folklore e di una cultura largamente sconosciuta anche ai più, ma che si deve confrontare con crisi economiche, mafia, morti bianche e industrializzazione. Insomma, come mettere una piccola realtà fiammeggiante davanti a uno sfondo sociale e famigliare ben descritto e delineato.
Dall'Austria al Salento, passando per New York
Nato in Austria da Riccardo Winspeare Guicciardi e da Elisabetta del Liechtenstein, discende da un'antica famiglia originaria dello Yorkshire e che si è trapiantata, per via delle guerre di religione, nel Regno di Napoli. Cresciuto a Depressa, piccola frazione di Trifase, nel Salento, si sposta a Firenze per studiare, trasferendosi successivamente a New York per studiare fotografia e poi a Monaco di Baviera, dove si diploma in regia alla Hochschule für Fernsehen und Film. Comincia la sua carriera come assistente regista, poi diventa operatore alla macchina e si completa come montatore e tecnico del suono, lavorando a diversi cortometraggi come A Toilette's Short Story e ad alcuni documentari.
Musica e cinema
Debutta sul grande schermo con il film Pizzicata (1996), poi per qualche anno si eclissa dal cinema, preferendo la musica. Infatti, è il fondatore della band Zoe composta da Pino Zomba, Lamberto Robo, Donatello Pisanello, Ambrogio De Nicola, Claudio Miggiano, Cinzia Marzo e Raffaella Aprile.
Il successo di Sangue vivo e gli altri film
Torna alla regia con Sangue vivo (2002) storia di come la musica pizzicata possa guarire l'epilessia, candidato al Nastro d'Argento per il miglior soggetto. Replica, con un buon successo critico, con Il miracolo (2003), vincitore del premio della Città di Roma come miglior film e del premio FEDIC, poi dopo quasi 5 anni di assenza dal grande schermo torna con la direzione di Galantuomini (2008). Dopo il documentario Sotto il Celio Azzurro (2010), nel 2014 presenta alla Berlinale il suo In grazia di Dio, che racconta una storia ambientata nell'Italia della crisi.
Cosmopolitismo e tradizionalismo
Delicato e insolito, Winspeare dirige pellicole luminose anche laddove si inoltrano nei labirinti della crudeltà, della carnalità e del sangue, confermandosi un regista da seguire attentamente nel suo percorso artistico costantemente in bilico fra cosmopolismo e tradizionalismo. Introspettivo, evocativo, struggente, racconta con stile momenti vividi dei suoi personaggi che diventano anche i nostri quando la cinepresa e quindi anche il suo occhio li registrano con finezza, coraggio ed eleganza.