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Albert Camus

Albert Camus ha lavorato come scrittore, sceneggiatore, assistente alla regia, è nato il 7 novembre 1913 a Drean (Algeria) ed è morto il 4 gennaio 1960 all'età di 46 anni a Villeblevin (Francia).

scrittore francese. Nacque da famiglia francese residente in Algeria e ad Algeri studiò, in condizioni economiche difficili, e cominciò a lavorare come attore e giornalista. Dal 1940 a Parigi, partecipò alla resistenza; nel dopoguerra fu caporedattore del giornale «Combat». Affermatosi nel 1942 con il romanzo Lo straniero (L'étranger) e il saggio Il mito di Sisifo (Le mythe de Sisyphe), raggiunse vasta rinomanza con una seconda opera narrativa, La peste* (1947), e una serie di lavori teatrali: Il malinteso (Le malentendu, 1944), Caligola (Caligula, scritto nel 1938 ma rappresentato nel 1945), Stato d'assedio (L'état de siège, 1948), I giusti (Les justes, 1950). Del 1951 è il saggio L'uomo in rivolta (L'homme révolté), al quale seguirono riduzioni teatrali da Faulkner, Lope de Vega e Dostoevskij e i racconti La caduta (La chute, 1956) e L'esilio e il regno (L'exil et le royaume, 1957). Nel 1957 ottenne il premio Nobel. Dopo la sua morte, avvenuta per un incidente automobilistico, furono pubblicati anche i Taccuini (Journal, 1962-64), il romanzo giovanile La morte felice (La mort heureuse, 1971) e il romanzo incompiuto Il primo uomo (Le premier homme, 1993).
Alla base dell'opera narrativa e saggistica di C., è la problematica dell'assurdo: l'uomo di C. cerca una giustificazione all'esistenza e non la trova, diventando così estraneo a se stesso come, appunto, il protagonista del primo romanzo, Meursault, che uccide inesplicabilmente un uomo e si lascia condannare a morte senza tentare di giustificarsi. Il mito di Sisifo, riflessione filosofica sul problema del suicidio, approfondisce il tema a livello teorico, suggerendo che sono possibili una morale e persino un eroismo dell'assurdo, a patto di viverne la condizione con lucidità e in piena coscienza. Ma sia nella Peste - che attraverso la descrizione di una città assediata dall'epidemia propone un'allegoria della guerra e dell'occupazione nazista e una più vasta della condizione umana - sia nell'Uomo in rivolta, la ricerca di C. culmina nella scoperta che, solo ribellandosi, l'uomo può far emergere un senso in un mondo dominato dal non senso. La riflessione esistenzialista di C., contemporanea e, in parte, vicina a quella sartriana, è dunque approdata, da un'iniziale predilezione per i temi della solitudine e della morte, a quelli della speranza e della solidarietà umana quali possibili soluzioni del dramma dell'assurdo. La sua opera costituisce comunque, soprattutto, un'e spressione mitica della coscienza contemporanea, colta nella sua inquietudine e nella sua tendenza alla disperazione: espressione alla cui efficacia contribuiscono in modo decisivo la limpida perfezione stilistica della scrittura e la classica sobrietà dell'ispirazione romanzesca.

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