Giuseppe Amato (Giuseppe Vasaturo) è un attore italiano, regista, produttore, scrittore, sceneggiatore, assistente alla regia, è nato il 24 agosto 1899 a Napoli (Italia) ed è morto il 3 febbraio 1964 all'età di 64 anni a Roma (Italia).
Dopo avere esordito appena tredicenne come attore in una compagnia dialettale napoletana, si avvicinò al mondo del cinema, con la qualifica di assistente di alcuni operatori impiegati presso case cinematografiche della sua città, ma in pratica come tuttofare. La sua prima esperienza come attore di cinema muto risale al 1923, anno in cui Amato si dedicò anche alla regia di un film di ambiente, anch'esso in dialetto, Sott'e cancelle, diretto dal fratello del celebre poeta napoletano Salvatore di Giacomo. Con l'avvento del cinema sonoro, Amato si recò in America, dove si trattenne per un breve periodo: al suo ritorno decise di intraprendere la carriera di produttore, riscuotendo un lusinghiero successo, che lo indusse a continuare e ad ampliare questa attività negli anni del dopoguerra. Come regista firmò Malia (1946) e Yvonne la nuit (1949); quest'ultimo ebbe come protagonista Olga Villi, che seppe conferire spessore e credibilità al suo personaggio, quello di una famosa e brillante soubrette che rinuncia per amore alla carriera e che si trova costretta da tristi circostanze ad affrontare la vecchiaia e la miseria. Al suo fianco, Totò, straordinario nel ruolo comico-patetico di un fedele collega di lavoro, innamorato senza speranza. Amato produsse numerosi altri film degni di nota, come Il Cappello a tre punte, La cena delle beffe, tratto dall'omonimo dramma di Sem Benelli, Quattro passi fra le nuvole e, soprattutto, fra il 1950 e il 1952, Francesco giullare di Dio per la regia di Roberto Rossellini e il malinconico e intenso Umberto D. diretto da Vittorio De Sica. Fra i film di argomento più leggero, con toni talora decisamente comici si colloca Don Camillo (1952, J. Duvivier), tratto dall'omonimo libro di Giovanni Guareschi e magistralmente interpretato dalla coppia Fernandel-Gino Cervi, il primo nelle vesti di un sanguigno parroco della Bassa Padana e il secondo in quelle del suo irriducibile avversario politico, ma sincero amico, il sindaco Peppone. Il successo di pubblico e di cassetta di questo film fu tale, da dare inizio ad una fortunata serie, con gli stessi attori, ma con registi diversi (Il ritorno di Don Camillo, 1954; Don Camillo e l'onorevole Peppone, 1955; Don Camillo...monsignore ma non troppo 1961; Il compagno Don Camillo, 1965). Nel 1961 Amato lavorò come regista al suo ultimo film, forse uno dei migliori, Morte di un bandito.