Americano dal tocco ricercatamente europeo, Linklater è uno dei più interessanti tra i nuovi autori del cinema d'oltreoceano. Un talento emerso indipendentemente dai grandi circuiti del cinema statunitense.
Gli inizi della carriera
Abbandonato il college per andare a lavorare su una piattaforma petrolifera nel golfo del Messico, Linklater tornò a Austin durante la metà degli anni '80 per fondare la Austin Film Society. Grazie a essa riesce a produrre il primo corto nel 1987: It's impossibile to learn to plow by reading books. Già in questo si presenta parte di quella che sarà la sua poetica: la mancanza di una linea narrativa, la continuità, la presenza imperante del caso e il tema del viaggio. Linklater impara l'arte cinematografica da autodidatta, il che gli permette un'originalità inaspettata e priva degli inquinamenti della produzione hollywoodiana. Il suo primo vero film fu Slacker, girato con 23 mila dollari nel 1991. Anche in questo caso si notano le anticipazioni di alcune scelte registiche: dalla camera a mano che segue i protagonisti ai dialoghi casuali di studenti universitari di differenti estrazioni politiche.
Quelli di Linklater sono film molto parlati, basati su dialoghi e domande esistenziali. Regista da non sopravvalutare ma neanche da perdere di vista, Linklater è dotato di un tocco di originalità che lo conferma come uno degli autori americani più interessanti degli ultimi anni.
Con La vita è sogno (1993) ritrae i teenager degli anni '70 e una cultura dedita alle droghe e priva di riferimenti in un seguito ideale di American Graffiti. La sua è un'immagine lucida e convincente, soprattutto nella direzione degli attori, la maggior parte sconosciuti al grande pubblico.
Prima dell'alba
Il film che rappresenta una svolta fondamentale nella sua carriera è Prima dell'alba (1995) con Ethan Hawke e Julie Delpy, che interpretano due studenti incontratisi casualmente su un treno e scesi a Vienna per fare conoscenza. Privo di svolte narrative il film punta tutto sui dialoghi tra i due personaggi e le passeggiate prive di scopo o obiettivi. Linklater vuole trasmettere in qualche modo l'interesse per il presente, per l'attimo, per il viaggio indipendentemente dal luogo d'arrivo. Anche se Vienna dovrebbe essere il terzo protagonista il fascino mitteleuropeo fa di tutto per non trasparire nella pellicola. Linklater mostra senza dubbio una sensibilità da vecchio continente, nonostante le banalità stereotipate come il treno, la passeggiata molto nouvelle vague e i temi alla Rohmer privi però della stessa necessaria leggerezza. Il film è comunque una novità interessante nel panorama americano, soprattutto per l'eccellente caratterizzazione dei personaggi, tanto da valergli il premio alla regia a Berlino.
Prima del tramonto e gli altri film
Il seguito, Prima del tramonto (2004), riesce forse dove il primo film non aveva convinto appieno. Ancora una volta, lunghi piani sequenza, dialoghi spesso sui massimi sistemi e i muri di Parigi che, questa volta sì, riesce a essere la vera protagonista. Il tutto nonostante una luce opaca che forse ha poco a che vedere con le atmosfere d'oltralpe ma che arriva comunque a dare la trasparenza necessaria a una storia d'amore finalmente solo sussurrata. Una commedia leggera ed estremamente piacevole che Linklater riuscì a girare grazie ai soldi ottenuti da School of Rock (2003), il più commerciale tra i suoi progetti, ideato da un soggetto di Mike White fatto su misura per Jack Black.
Se dopo Suburbia (1996) aveva lasciato i drammi esistenziali per la trama banditesca di Newton boys (1998) con Vincent D'Onofrio e, di nuovo, il suo attore feticcio Ethan Hawke, una pausa di qualche anno gli permette di realizzare una delle sue opere più singolari: Waking Life (2001) presentato al Sundance Film Festival. Una sorta di cartoon realizzato con una bizzarra tecnica dove il disegno segue le immagini reali: il tema portante è un'originale, anche se non troppo riuscita, ricerca filosofica. Film dove disegno e recitazione si fondono, come A scanner darkly (2006), strano esperimento visivo oltre che narrativo, fantascientifico ma neanche tanto, sugli effetti della droga. Tratto da un racconto di Philip K. Dick, con, tra gli altri, Keaneu Reeves e Winona Ryder. A scanner darkly è un innegabile successo, di pubblico come di critica. Se questo si occupa di droga, con evidenti accuse politiche a una società, che l'ingloba come parte del sistema economico, il successivo Fast Food Nation (2007) è uno straordinario quanto durissimo attacco alle multinazionali del fast food. In un ambiguo e originale miscuglio di documentario e fiction Linklater costruisce un'opera politica capace di dare il seguito a autori impegnati quali Micheal Moore.
Nel 2013, al Festival di Berlino, presenta l'ultimo capitolo della trilogia romantica iniziata diciannove anni prima (Prima dell'alba): Before Midnight, mentre l'anno successivo è nella capitale tedesca con lo sperimentale Boyhood, girato tra il 2002 e il 2013, un'esperienza cinematografica innovativa che copre 12 anni di vita di una famiglia e la crescita di un adolescente.
In seguito tornerà agli anni '80 raccontando la vita di una squadra di baseball universitaria in Tutti vogliono qualcosa. In seguito girerà Last Flag Flying (2017), Che fine ha fatto Bernadette (2019), Apollo 10 e mezzo (2022) e Hit Man - Killer per caso (2023).