Con la predilezione nei confronti dei ritratti al femminile, Andrea Pallaoro è uno di quelli che si potrebbe definire un affezionato della Mostra d'arte cinematografica di Venezia, avendo presentato lì tutti i suoi lavori.
La formazione estera
Nato a Trento nel 1982 Andrea Pallaoro ha lasciato la sua città (e l'Italia) a soli 17 anni per frequentare il quarto anno delle superiori all'estero, precisamente in Colorado, e non è più tornato in Italia. Ha ottenuto un master in regia cinematografica al California Institute of Arts e si è laureato in Cinema all'Hampshire College.
Nel 2008, subito dopo laurea e master, ha esordito alla regia dirigendo il suo primo cortometraggio Wunderkammer, una claustrofobica analisi di una asfissiante dipendenza affettiva. Il cortometraggio è stato anche presentato in concorso al Sundance nel 2009 e selezionato in oltre 50 festival in tutto il mondo. Nel 2013 ha vinto il premio Yaddo Residency (colonia di artisti situato in Saratoga Springs nello stato di New York).
Il primo lungometraggio
È del 2013 il suo primo lungometraggio, Medeas, presentato alla 70esima Mostra Internazionale d'arte cinematografica di Venezia, nella sezione Orizzonti. Il film, cosceneggiato insieme al regista messicano O. Tirado, ambientato nella provincia rurale americana, ruota attorno all'allevatore Ennis, alle prese con la siccità, con la moglie sorda Christina, che lo tradisce, e con i cinque figli. Con questo film, in cui si misura magistralmente con la complessità delle relazioni umane sullo sfondo di un'arida provincia americana che è anche una replica visiva degli universi interiori dei protagonisti, oltre ad affermarsi come autore tra i più interessanti del nuovo cinema italiano, ottiene anche importanti riconoscimenti in numerosi festival internazionali. Si aggiudica il Marrakech Film Festival come miglior regista e il Trento Film Festival. Ma riesce a ottenere anche il premio New Voices-New Vision Award all'International Palm Spring Festival, il premio Sergej Paradžanov a Tbilisi e quello per il miglior esordio a Camerimage.
L'inizio di una trilogia
Nel 2017, Andrea Pallaoro torna a Venezia, ma stavolta in concorso, partecipando alla 74esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica con il suo film Hannah, una coproduzione italo/belga, anch'essa cosceneggiata con Tirado, con Charlotte Rampling, attrice britannica, e l'attore francese Andrè Wilms ed è la storia di una donna che fa i conti con il proprio passato, una storia che parla della nostra contemporaneità e della difficoltà di connettersi con il mondo. Nello specifico la routine a cui Hannah cerca disperatamente di aggrapparsi, tra lavoro, corsi di teatro e piscina, va in pezzi all'indomani dell'arresto del marito. Nonostante la preoccupazione e le domande senza risposta, al centro di ogni scena c'è Hannah: il suo mondo interiore esplorato senza giudizi morali, un crollo che traspare con inquietante compostezza dai gesti, dagli sguardi, dai brevi momenti di cedimento.
Si tratta del secondo lungometraggio di Andrea Pallaoro, e il primo capitolo di una trilogia incentrata su protagoniste femminili.
Di nuovo a Venezia
Nel 2013 e nel 2015 partecipa all'Artist Residency Program di Yaddo, e nel 2017 vince il Jerome Foundation Grant per il suo film successivo, Monica, che verrà presentato in concorso alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia 2022. Monica è una giovane donna che fa ritorno a casa dalla madre dopo un lungo periodo di assenza. La madre è gravemente malata e negli ultimi momenti di vita è giusto che entrambi i suoi figli siano lì con lei. Attraverso i ricordi del fratello e i sempre meno frequenti momenti di lucidità della madre si comprende il reale motivo che ha portato Monica ad allontanarsi da casa.