Con Ambra Angiolini come sua attrice feticcio, questo nuovissimo regista italiano si impone nel cinema nostrano, cercando di ritrovare lo stesso graffio letterario di un grande maestro americano della cattivissima risata Neil Simon, ma pucciandolo nel nostro stivale. Avendo alle spalle una raccolta di cortometraggi sospesi tra citazioni al cinema classico e umorismo sempre e comunque, fa esplodere il suo talento non solo sul grande schermo, ma anche in televisione, in rete e persino nella carta stampata, con esilaranti prove d'autore che giocano con oggetti di culto per i cinefili mondiali. Domanda cruciale: le sue opere fanno ridere? Risposta: sì. Merito anche del fido collaboratore Matteo B. Bianchi, prolifico e stimatissimo scrittore dalla penna ironica.
Nel suo stile di ripresa, nel ritmo in cui orchestra le sue pellicole, si sente il peso di una ispirazione che per molti fa parte del passato e che, invece, si rinnova creativamente in gag verbali e visive, ma anche nel lavoro di cesello su grandi interrogativi. Il gioco non si ingrippa, le battute sono esilaranti e scritte bene, mentre fa capolino una punta di politicamente scorretto sinceramente usato per combattere contro le astruserie della vita moderna, le bizzarrie e i deliri della quotidianità.
I cortometraggi
Max Croci nasce l'11 ottobre 1968 a Busto Arsizio, dopo aver lavorato come illustratore e art director, decide di intraprendere la carriera di regista, dirigendo il suo primo e fortunato cortometraggio Queen Be, ambientato negli Anni Venti, che riscuote un notevole successo nell'elogiare la grandezza del cinema del passato nell'infima storia noir di un sequestro di persona. Sempre mantenendo la passione per il cinema hollywoodiano classico, dirige Alessandra Faiella in Rosso Tigre, il suo secondo corto, vincitore del terzo premio al Torino Film Festival. Continua nella sua produzione di corti, in larga parte pluripremiati per la loro alta qualità di contenuto e forma (Glamour Express, Marameo con Platinette, Volevo sapere sull'amore con la grandissima Marina Confalone, Sosta forzata con Max Gnocchi, 5 corti al femminile, Lacrime nere, Screwdriver, Soltanto uno scherzo con Maurizio Crozza, Countdown con Carla Signoris e Ambra Angiolini, Ladiesroom, La fuga), mentre parallelamente firma anche numerosi spot pubblicitari, programmi televisivi ("Commedia Mon Amour" e "Dizionario del cinema" con Stefano Della Casa, "Camerini"), spettacoli-concerto (quelli della già citata Platinette, di Gennaro Cosmo Parlato, ma anche delle Sorelle Marinetti), documentari (L'Italia dei generi, Italia 70 - Il cinema a mano armata su Umberto Lenzi, Moana, magnifica ossessione sulla più storica delle attrici porno italiane Moana Pozzi, Si erano tanto amati: Tracy & Hepburn), sketch-comedy (Una poltrona per due con Alessia Ventura e Nicola Savino, Sex and the City, tutto in una notte con Claudia Gerini e Fabio Troiano) e sit-com (la neilsimonesca La strana coppia diretta assieme a Lucio Pellegrini e con protagonisti Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu, che poi ritroverà in due web series Panetteria Maiello e Un minuto e qualcosa).
Il passaggio ai lungometraggi
Forte di una lunga e fruttuosa collaborazione con lo scrittore Matteo B. Bianchi, che influenzerà notevolmente la sua carriera, è un vero appassionato di black comedy e di umorismo al vetriolo e fa di Ambra Angiolini la sua attrice prediletta (fu proprio grazie al corto Countdown che la Angiolini ottenne un Nastro d'Argento per la sua performance). L'attrice appare infatti in Ladiesroom, il curiosissimo Era bellissima (2015) con Corrado Fortuna, ma anche nel suo secondo lungometraggio, Al posto tuo (2016) e di La verità, vi spiego, sull'amore, basato sui post del blog di Enrica Tesio "tiasmo.wordpress.com". Nel primo, Poli opposti, aveva scelto invece Luca Argentero e Sarah Felberbaum come protagonisti di una commedia in stile Hollywood sui conflitti e le attrazioni di coppia, che secondo la critica italiana non è pienamente riuscita.
Carta stampata
Collabora anche a "Il movimento creato" una raccolta di scritti sul cinema di animazione e al saggio breve "Kill Baby Kill! - Il cinema di Mario Bava" di Gabriele Acerbo e Roberto Pisoni.