È il più noto e apprezzato (in Europa) regista egiziano, spesso paragonato a F. Fellini per la sua trilogia Iskandariya lih (Alessandria perché, 1978), Orso d'argento al Festival di Berlino, Hadduta misriyya (La memoria, 1982) e Iskandariya, kaman wa kaman (Alessandria ancora e sempre, 1990) in cui elabora un discorso autobiografico intrecciando memorie personali, cinema e storia patria in un affresco barocco, ma poeticamente risolto. Studia recitazione e regia a Los Angeles; tornato in patria debutta nella regia nel 1950 e si mette subito in evidenza per lo stile molto personale, che mescola realismo, melodramma e noir in quadri sempre ben composti e immaginifici, come in Bâb al-hadid (Stazione centrale, 1958), film corale ambientato nella stazione ferroviaria del Cairo che si trasforma in un universo composito in cui C. intreccia amori, conflitti e casi di varia umanità. Il suo primo successo internazionale è Al Ard (La terra, 1969), l'ultimo Il destino (1997), ambedue molto apprezzati al Festival di Cannes, dove nel '97 è insignito di un premio speciale alla carriera.
Da Garzantina del Cinema, Garzanti Editore