Basterebbe il bellissimo esordio di Boyz 'n the Hood (1991) per considerare il lavoro dell'afroamericano John Singleton (Los Angeles, 1968) tra i più interessanti del cinema americano degli anni Novanta. A cavallo tra indagine sociale e scavo privato, il regista ventitreenne dirige uno dei titoli maggiormente significativi sulla condizione dei neri nei ghetti delle grandi città, firmando un anomalo romanzo di formazione, ricco di forza drammaturgica e idee di messa in scena, in cui la responsabilità e la disciplina sono presentate come le uniche possibilità per non cadere nel baratro. La forza della pellicola, recitata benissimo dal futuro divo Cuba Gooding Jr., non passa certo inosservata, procurando al giovane cineasta due candidature all'Oscar per la miglior sceneggiatura e per la miglior regia.
Una poetica ben definita
Il video musicale di "Remember the Time" di Michael Jackson anticipa la prova del fuoco del secondo lungometraggio, l'atteso Poetic Justice (1993). Benché bocciato da un critico su due, si tratta di un buon road movie in grado di veicolare un credibile ritratto femminile tutto affidato all'interpretazione della star Janet Jackson nei panni di una parrucchiera con l'hobby della poesia. Un cast più eterogeneo recita, invece, in L'università dell'odio (1994), pamphlet a tratti riuscito sulla pericolosità dei conflitti razziali e sulla violenza che ne può scaturire, portato avanti mediante lo scontro tra uno studente bianco simpatizzante skinhead e un collega di studio nero amante del rap. Procede sulla stessa strada di un carriera impegnata civilmente anche Rosewood (1997) - basato su veri fatti del celebre massacro accaduto nel 1923 in Florida -, sfaccettato e ambizioso racconto storico retto da un linguaggio filmico aggressivo e potente.
Un cinema commerciale e uno più personale
Diventato negli anni uno dei nomi simbolo del nuovo cinema nero, Singleton è poi ingaggiato per dirigere Shaft (2000), remake del film culto della blaxploitation. Se Samuel L. Jackson interpreta il ruolo dell'affascinante detective con convinzione e indiscutibile mestiere, una sceneggiatura non particolarmente originale rischia spesso lo schematismo ideologico e il cliché. A proseguire la vena più personale è, invece, Baby Boy - Una vita violenta (2001), naturale prosecuzione dei primi esperimenti cinematografici già dal plot: malgrado sia padre di due figli, un nero disoccupato vive ancora con la madre, ulteriore esempio di una generazione di uomini incapaci di farsi carico di qualsiasi tipo di responsabilità.
Dopo la regia del convenzionale 2Fast 2Furious (2003), sequel di Fast and Furious (2001) in cui si sente la mancanza di Vin Diesel oltreché di un minimo di originalità, è la volta del sorprendente Four Brothers (2005), western metropolitano sulla vendetta e il rispetto in cui ha grande importanza la cornice di una Detroit inospitale, fredda e pericolosa. L'episodio televisivo Marion Jones: Press Pause (2010) della serie 30 for 30, realizzato dopo cinque anni di inattività, precede Abduction - Riprenditi la tua vita (2011), action thriller in cui l'aitante Taylor Lautner scopre che il suo passato non è quello che credeva.
Muore il 29 aprile 2019, nella sua Los Angeles, a seguito di un ictus.