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Michael Winterbottom

Michael Winterbottom è un regista, produttore, produttore esecutivo, sceneggiatore, montatore, è nato il 29 marzo 1961 a Blackburn (Gran Bretagna). Oggi al cinema con il film Shoshana distribuito in 125 sale cinematografiche.
Nel 2006 ha ricevuto il premio come orso d'argento al Festival di Berlino per il film The Road to Guantanamo. Michael Winterbottom ha oggi 63 anni ed è del segno zodiacale Ariete.

Un regista prezioso fra Bergman e Truffaut

A cura di Fabio Secchi Frau

Il più eclettico e movimentato regista e sceneggiatore inglese che ha saputo, con entusiasmo sempre crescente, narrare la sua cultura con un gusto (paradossalmente) per la vecchia cinematografia. Fra Ingmar Bergman e François Truffaut, ipnotizza lo spettatore su una moltitudine di piste, personaggi, punti di vista, senza mai negarsi niente. Non ha niente da invidiare ai registi cugini d'Oltreoceano.

La regia di Winterbottom
Celebre narratore della vita che prosegue nella tragedia, di pericoli, affetti, sensi di impotenza e delusioni, firma film estremi non esenti da un piacere serrato, nichilista e quasi disperato. Le sue regie tallonano con spietato autocontrollo l'efferatezza psicotica dei suoi personaggi, esaminandoli con l'indulgenza di uno sguardo lucido e, secondo alcuni, anche ludico. Non ha paura di niente. Né dei rapporti sadomasochisti, né di quell'amour fou che è una stretta suicida e vulnerabile che tutto avvinghia. Mette sulla carta una comunicazione romantica che è sempre al limite del cortocircuito, ma nonostante il tipico sentore di decadenza e di declino, non è mai poco intensa o poco partecipe. Anzi, appare ignuda, inerme, ma aggressiva, tumefatta e scarna ma brutale nella sua esibizione. Maestro delle atmosfere, prolifico e dotato di notevole abilità nell'uso della cinepresa, Michael Winterbottom attraversa tutti i generi del cinema, dalle pellicole drammatiche denotate dall'impegno politico e dall'indignazione autentica ai simil documentari sulla globalizzazione. Un cinema che è bello e onesto, costituito da persone coraggiose, ma disperate. Un cinema è polvere d'oro e che vuole sottolineare l'ingiustizia della differenza.
Qualcuno, teoricamente, ha affermato che i suoi racconti sono intrisi di profughi e fuggitivi, che siano essi alla ricerca del rispetto o in fuga dalla miseria. Non ne siamo certi, ma siamo sicuri che a colpi di ritmo, crudezza (se serve) e (perché no?) umorismo riesce a compiere una scansione nervosa su tutto ciò che la sua vista riesce ad abbracciare: dall'eros alla malattia, dalle bocche che tremanti si bagnano di lacrime ai corpi in dettaglio degli amanti, dal morbo al fisico. Pudore, strazio, imbarazzo, incredulità, follia fanno di Winterbottom uno dei registi migliori che ci siano sulla faccia della terra, detentore di una forza melodrammatica che ha un taglio moderno e senza fronzoli. Fra occhiate veloci e rapidi sospiri, fra i raccordi del dolore per lo sbattimento delle onde de Destino a noi ignote, seppellisce le ragioni e i sentimenti tipici della letteratura inglese per evidenziare, in modo immediato, amori, tentazioni e contrasti pubblici e privati, ma costantemente nel rispetto dei modelli filmici tradizionali. Erede lontanissimo delle lezioni di settima arte della Nouvelle Vague, dove i migliori sono sempre i semplici e la gente ordinaria è destinata a vivere cose straordinarie, mette in luce perfino se stesso, in maniera asciutta e forte. Nonostante questo, nonostante le critiche a Bush, nonostante l'impegno nel comprendere la dialettica Bene/Male, è considerato da molta di quella critica facilotta alla chiacchiera come un occhio gelido, suggestivo a tratti e che non riesce a cogliere effettivamente la spietatezza della vita. Menzogne. Lo spettatore di fronte ai film di Winterbottom si sente come in una graticola, costretto a sopportare sotto un sole cocente, torture, umiliazioni e pressioni altrui che gettano fuoco sulle tortuosità esistenziali.

Gli studi e il debutto in televisione
Dopo aver studiato alla Queen Elizabeth's Grammar School di Blackburn, si iscrive alla Oxford University, nel corso di letteratura inglese, diventando compagno di studi del regista Marc Evans. Successivamente essere passato alla Bristol University (dove studia cinema), diventa assistente regista di Lindsay Anderson. Dopo aver compiuto i venti anni si sposa con la scrittrice Sabrina Broadbent, dalla quale avrà due figli e dalla quale divorzierà dopo anni di matrimonio.
I suoi primi lavori sono principalmente televisivi, dalla fiction Rosie the Great (1989) al documentario su Ingmar Bergman Ingmar Bergman - The Magic Lantern (1989), passando per qualche episodio del telefilm Dramarama (1989).

Il cinema
Il debutto sul grande schermo avviene con Forget About Me (1990) con Ewen Bremner come protagonista nei panni di uno scozzese che vuole andare al concerto dei Simple Minds a Budapest. Dopo la sua pellicola di esordio, si dedicherà ancora una volta al piccolo schermo, ritornando al cinema, graditissimo, con: Butterfly Kiss - Il bacio della farfalla (1995), Go Now (1995), la trasposizione cinematografica del romanzo di Thomas Hardy "Giuda l'Oscuro" Jude (1996), Benvenuti a Sarajevo (1997) e With or Without You - Con te o senza di te (1999).
Membro della giuria del Festival di Cannes, nel 1998, con l'arrivo del nuovo millennio dirige Nastassja Kinski nel rifacimento sul grande schermo diun altro romanzo di Hardy: "The mayor of Casterbridge" ovvero Le bianche tracce della vita (2000). Ma sarà grazie a Cose di questo mondo (2002) che mieterà i successi migliori: dal BAFTA come miglior film non in lingua inglese, all'Orso d'Oro e al Premio della Giuria al Festival di Berlino, confermandosi uno dei più acuti osservatori della realtà umana odierna. Desideroso di affrontare altre tipologie di racconto, passa poi alla fantascienza, dirigendo Tim Robbins in Codice 46 (2003).
Grande amico di attori come Christopher Eccleston, Shirley Henderson, John Simm e James Nesbitt (che infatti ritroviamo sovente nei cast dei suoi film), nonché dello scrittore e soggettista Frank Cottrell Boyce, nel 2004, firma lo scandaloso 9 Songs che contiene al suo interno scene di fellatio ed eiaculazione, tornando a parlare di politica in The Road to Guantanamo (2006) che gli vale l'Orso d'Oro a Berlino come miglior regista. Dirige inoltre Genova (2008), film drammatico con Colin Firth e Catherine Keener mentre nel 2009 si dà al documentario con The shock doctrine. Nel 2010 lo vediamo dirigere Jessica Alba e Casey Affleck in The Killer inside me, dove uno sceriffo annoiato si trasforma in un killer sociopatico.

Il successo di A mighty heart
A detta di molta della critica straniera, il suo film migliore risulta però essere A Mighty Heart - Un cuore grande (2007) con Angelina Jolie, storia della moglie gravida di Daniel Pearl, giornalista ebreo del Wall Street Journal che il 23 gennaio 2002, cade nella trappola di un movimento integralista musulmano. Ancora una volta si dimostra "libero e coraggioso" nel denunciare. Questa volta, se la prende i metodi criminali del fondamentalismo islamico senza però cadere nel facile occidentalismo. Fra montaggi rapidi e molteplicità di teatri d'azione offre un ritratto "in assenza" del vero protagonista della vicenda, Daniel Pearl, e fa di una Jolie in stato di grazia il suo megafono per la lotta e la rappresentazione del dolore umano.
Migliore amico dei Coldplay, Winterbottom ha anche diretto il loro primo videoclip Bigger Stronger, coofondando con Andrew Eaton la Revolution Films, la sua personale casa di produzione.
Tra i film degli ultimi anni troviamo progetti molto vari, tra cui il thriller The Wedding Guest (2018), la commedia Greed (2019), il documentario collettivo sul Covid 19 Isolation (2021), la serie This England e il thriller Shoshana (2023).

I film rifiutati
Tante sono le pellicole a cui ha detto no nel corso della sua carriera: da Will Hunting - Genio ribelle (1997) a Le regole della casa del sidro (1999), da Goal! - Il film (2005) a Il colore del cinema (2006), preferendo soggetti dove si combatte contro l'indifferenza e ci si accapiglia per non dimenticare e per accusare il cinismo occidentale, ma sempre con poesia e parlando a nome di chi è costretto a stare in silenzio. Eccezionale regista cinematografico, questo connazionale di Ken Loach, Mike Leigh, Peter Greenaway e Terence Davis, si scava un posto tutto suo nella storia della settima arte inglese, discorrendo con sensibilità e stile, con vitalità e oscurità la violenta volontà di non arrendersi mai anche di fronte a vite senza uscite. Esploratore di terreni a lui nuovi, ma logorati sotto altri punti di vista dal cinema, è un angelo protettore per potenti e dannati, infelici e allegri, cacciati e perseguitati. Accattivante, surreale, didascalico, per alcuni troppo manicheo e ripetuto, segue odissee di Ulissi moderni, perdinandoli nelle loro "vie crucis" con telecamere digitali e con la giusta pena umana, e delineandoli come eroi involontari nel grande sforzo di vivere una cita normale, fresca. Discontinuo nei risultati, vero e profondo, conserva una capacità di lettura e di interpretazione della realtà dove il cinema torna a essere "quello delle origini", senza il bisogno di introdurre lo spettatore nel cuore di una situazione, perché sarà lui stesso, con la sua "dose esperienziale" a fare quel passo in avanti per capire e vivere fatiche, violenze e desolazioni.

Ultimi film

Thriller, (Gran Bretagna, Italia - 2023), 119 min.
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