Nel panorama cinematografico italiano Franco Nero è uno degli interpreti più originali, anzi oseremo dire surreali. Aggettivo che prendiamo in prestito alla luce di uno dei registi che l'ha diretto nella sua lunga e fortunata carriera: Luis Buñuel.
Attore dalla professionalità eccellente, è stato anche un impagabile protagonista dello spaghetti western italiano - chi non ha seguito le avventure di Django sul grande schermo? -, quindi libero da schemi e da pregiudizi, ha appassionato grandi e piccoli con i suoi intensi occhi blu, attraversando il cinema nel più ampio dei modi, dai grandi autori alle pellicole di serie B, ma sempre con estrema competenza.
La vocazione per la recitazione
Figlio di un poliziotto, dopo essersi diplomato in Ragioneria, si iscrive alla Facoltà di Economia e Commercio, ma prestissimo sceglie di interrompere gli studi per seguire dei corsi di recitazione presso il Piccolo Teatro di Milano. Da Milano si sposta poi a Roma, dove spera di ottenere qualche scrittura come attore cinematografico ma, al contrario, non gli offrono che contratti per apparire in fotoromanzi.
Almeno fino a quando la sua bellezza, e soprattutto i suoi profondi occhi blu, non colpiscono John Huston che si trovava a Cinecittà per girare un film. È la fine della sua carriera da pittore e fotografo - mestieri con i quali principalmente si guadagnava da vivere - e l'inizio di quella di attore.
Una brillante carriera
Il suo debutto avviene nel 1962 con Pelle viva di Giuseppe Fina, accanto a Elsa Martinelli, poi - a volte con il nome di Frank Nero - comincerà a imporsi nelle pellicole di Antonio Margheriti, Florestano Vancini, Pasquale Squitieri, Enzo Girolami Castellari, Sergio Corbucci e Carlo Lizzani.
In brevissimo tempo, esplora tutti i generi dei B movie italiani: dalla fantascienza alle commedie, dai thriller mafiosi ai poliziotteschi, dalle pellicole d'avventura a quelle che andranno a finire nei grindhouse, con una particolare propensione per gli spaghetti western, dove assumerà di volta in volta ruoli e nomi da pistolero come quelli di: Charley Garvey, Burt Sullivan, Tom Corbett, Don José, Yodlaf Peterson, Dmitri Vassilovvich Orlowsky, Johnny Ears, Onion Stark, ma soprattutto Django.
I film d'autore, il decollo di un attore
Nel 1965, arriva il salto di qualità: Antonio Pietrangeli lo inserirà in Io la conoscevo bene con Ugo Tognazzi e Stefania Sandrelli, mentre l'anno successivo sarà accanto a Claudio Gora in Gli uomini dal passo pesante. Ritroverà poi Gora in ben due pellicole di Damiano Damiani: Confessione di un commissario di polizia al Procuratore della Repubblica (1971) e Perché si uccide un magistrato(1974). Da Lucio Fulci passa finalmente a John Huston che lo inserirà ne La Bibbia (1966), con Peter O'Toole e Ava Gardner, nel ruolo di Abele.
Una compagna per la vita e tanti film condivisi
Poi arriva l'amore, ma non un amore qualsiasi. Franco Nero perde la testa per una giovane e famosa attrice inglese che ha lavorato con lui sul set di Camelot (1967) e che altri non è che Vanessa Redgrave. Grazie a quel film non solo Nero riceve la sua prima e unica nomination ai Golden Globe come miglior promessa maschile per il ruolo di Lancillotto, ma instaura con la Redgrave un'unione sentimentale che durerà anni e anni, coronata dalla nascita di un figlio, il regista Carlo Gabriel Nero.
I film con la Redgrave sono tantissimi: dal drammatico Un tranquillo posto di campagna (1968) di Elio Petri a Diceria dell'untore (1990), dai film di Tinto Brass Dropout (1970) e La vacanza (1971), a La giovinezza di Caterina (1991) fino al film diretto dal loro unicogenito L'escluso (2000) e a Mirka (2000) con Gérard Depardieu. È palese che l'unione con la Redgrave porti nella carriera di Nero un influsso benefico, soprattutto a livello lavorativo. Le proposte per nuovi film aumentano vertiginosamente: Gianfranco Mingozzi lo affianca a Charlotte Rampling per Sequestro di persona (1967) e ha persino l'occasione di lavorare accanto all'iracondo Klaus Kinski ne L'uomo, l'orgoglio, la vendetta (1967).
I premi, i colleghi internazionali, la tv
Nel 1968 arriva ad aggiudicarsi un David di Donatello per la sua interpretazione ne Il giorno della civetta e, l'anno successivo, divide con Yul Brynner e Orson Welles il set de La battaglia della Neretva (1969).
Grazie alle fortunate produzioni internazionali europee riesce ad accaparrarsi il ruolo del pittore amante di Catherine Deneuve in Tristana (1970) di Luis Buñuel, ma anche quello di Matteotti ne Il delitto Matteotti (1973) con Vittorio De Sica. Così facendo, arricchisce la sua carriera di titoli come: Mussolini ultimo atto (1974), con Rod Steiger e Henry Fonda; Gente di rispetto (1975), ancora con Gora e James Mason; 21 ore a Monaco (1976), con Wiliam Holden; Marcia trionfale (1976) di Marco Bellocchio; Profezia di un delitto (1976), con Stefania Sandrelli e, infine, Forza 10 da Navarone (1978) con Harrison Ford.
Cominciano anche le incursioni nel piccolo schermo, centellinate e in prevalenza dirette verso film tv come: The Pirate (1978) con Christopher Lee - che lo affiancherà anche ne La salamandra (1981) e The Girl (1986) - o la miniserie Le rose di Danzica (1981). Dopo Stridulum (1978) con Glenn Ford, John Huston e Sam Peckinpah, stringe una cordiale amicizia con il regista Rainer Werner Fassbinder che lo vorrà accanto a Jeanne Moreau nella sua ultima pellicola Querelle De Brest (1982, nel ruolo del capitano innamorato del marinaio Querelle), anche se immediatamente dopo se lo ritroverà compagno di set, ma come attore, ne Kamikaze 1989 (1982).
Mettendo un po' da parte il cinema che sembra averlo leggermente dimenticato (almeno quello italiano, infatti si moltiplicano le apparizioni nel cinema tedesco), si presta per serie tv - anche straniere - come Wagner (1983) con Richard Burton e Laurence Olivier, The Last Days of Pompeii (1984) con Ernest Borgnine, Garibaldi il Generale (1987, nel ruolo dell'eroe dei due mondi) e I promessi sposi (1989) nella parte di Fra' Cristoforo, accanto ad Alberto Sordi e Burt Lancaster.
È il 1985, quando recita il ruolo di Falco nella pellicola Il pentito con Max von Sydow (con il quale girerà anche ne L'inchiesta, 2006) ed è invece il 1988, quando avrà l'occasione di recitare accanto a Elizabeth Taylor e Philippe Noiret ne Il giovane Toscanini. Va meno bene Magdalene (1989) con Nastassja Kinski, ma del resto, con l'aumento della sua età diminuiscono le possibilità di essere protagonista di una pellicola e Nero, pur di lavorare, accetta anche mediocri prodotti televisivi come: i film tv Un altare per la patria (1986), Oggi ho vinto anch'io (1989) e Il magistrato (1989).
Hollywood lo reclama
Con gli anni Novanta, inaspettatamente, è Hollywood a richiamarlo fra le sue fila, chiedendogli di ricoprire una piccola parte nell'action movie Die Hard 2 - 58 minuti per morire (1990) con Bruce Willis. Nero accetta e ritorna sul grande schermo anche in pellicole come Fratelli e sorelle (1992) di Pupi Avati e From Time to Time (1992) ancora con Depardieu. Nel frattempo, continua a accumulare presenze nel tubo catodico: riprende con i film tv grazie a Azzurro profondo (1993), Nemici intimi (1994), La Bibbia - David (1997), Bella Mafia (1997, con la Redgrave e la Kinski) e con le miniserie come Desideria e l'anello del drago (1994), Il ritorno di Sandokan (1996), La Sacra famiglia (2006), Deserto di fuoco (1997, con Vittorio Gassman), Nessuno escluso (1997), Il tesoro di Damasco (1998), Gli angeli dell'isola verde (2001) e Crociati (2001).
Inaspettatamente nel 2001, vince anche il disco d'oro con il brano "Girotondo Rap" scritto ed eseguito con Dj Roberto Onori, il cui incasso andò alla fondazione Don Bosco di Tivoli e, sempre improvvisamente, si lancia anche nella carriera di regista, firmando la sua opera prima Forever Blues (2005), tratto da un testo teatrale di Enrico Bernard e con Minnie Minoprio. Ma torna poi repentino alla recitazione sul grande schermo con l'ex divo di Miami Vice Don Johnson in Bastardi (2008).
Il ritorno in Italia
Il 2011 è l'anno del film drammatico Rasputin, nel quale recita accanto a Francesco Cabras e Daniele Savoca, per la regia di Louis Nero. Dopo un'incursione in Django Unchained di Tarantino, lavora nel 2016 nel film di Alfonso Bergamo sul caso di Carmelo Zappulla Il ragazzo della Giudecca.
Interprete personale e intimo, dalla carriera palesemente variegata, il suo nome ha un luogo immediatamente riconoscibile nell'immaginario collettivo cinematografico di tutti noi. Da perfetto maschio mozzafiato e sfrenato quando ha una pistola in mano a eroe odierno che ha un po' dimenticato di essere stato uno sciupafemmine e si lascia gustare per altri piaceri.