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Arnaud Desplechin

Arnaud Desplechin. Data di nascita 31 ottobre 1960 a Roubaix (Francia).
Nel 2016 ha ricevuto il premio come miglior regia al Cesar per il film I miei giorni più belli. Arnaud Desplechin ha oggi 63 anni ed è del segno zodiacale Scorpione.

L'eleganza di un racconto

A cura di Nicoletta Dose

Regista e sceneggiatore francese. Autore di commedie drammatiche che contemplano l'anima delle persone, spaventate dall'incertezza del futuro o dagli sbagli del passato. Nel cinema di Desplechin i protagonisti sono sempre i sentimenti, raccontati con discrezione ed eleganza in un turbinio di emozioni che nascono da persone insicure e tormentate. Una rappresentazione umana tipicamente francese.

La prima sceneggiatura
Cresciuto a Roubaix, assieme ai fratelli Fabrice e Marie, entrambi oggi nel mondo dell'arte, il primo attore, la seconda scrittrice, il giovane Desplechin si avvicina al cinema grazie al suggerimento dell'amico Eric Rochant. Prima si offre come cameraman per piccoli cortometraggi dal sapore amatoriale, poi inizia ad appassionarsi al mestiere e si iscrive all'Institut des hautes études cinématographiques (ora rinominato La Fémis), dove perfeziona le sue conoscenze in ambito registico e in quello della scrittura cinematografica. Il 1989 inaugura il suo primo lavoro importante in qualità di collaboratore alla sceneggiatura, sempre per il collega Rochant, con Un mondo senza pietà, un film comico e drammatico che racconta le avventure del libertino Hippo. Dopodichè si dedica a un lavoro tutto suo, scrive e dirige La Vie des Morts (1991), mediometraggio di rara lucidità che riflette sulla reazione di amici e parenti alla notizia del suicidio di una persona cara.

Piccole storie da raccontare
Debutta al lungometraggio con La Sentinelle (1992) che fa incetta di premi e lancia Emmanuel Salinger nell'olimpo degli attori francesi più richiesti. Il sodalizio con l'artista si rinnova qualche tempo dopo in Comment je me suis disputé... (ma vie sexuelle) (1996), film fortemente incentrato sul confine labile tra bugia e verità, per il quale richiama i vecchi amici con i quali aveva iniziato, Emmanuelle Devos e Marianne Denicourt. La sensibilità fine del regista si dispiega poi in Esther Khan (2000), dove racconta le aspirazioni di una giovane ebrea dell'Ottocento che desidera diventare un'attrice da palcoscenico ma si scontra con pregiudizi e ostacoli apparentemente insormontabili.

Documentario e fiction
Abbandona gli ambienti dediti all'arte del film precedente per percorrere i corridoi freddi dell'alta finanza in Léo en jouant dans la compagnie des hommes (2003), tratto dall'omonimo testo teatrale di Edward Bond. Malgrado la critica lodi il suo cinema minimalista e attento alla psicologia dei personaggi, i film realizzati finora restano confinati nei circuiti d'essai. Svela il suo metodo di lavoro, più simile ad un allenamento sportivo che ad un esercizio intellettuale, nel documentario Unplugged (2003) dove il montaggio sperimentale delle audizioni e delle prove, dà un nuovo valore all'immedesimazione dell'attore con il personaggio. Ritorna poi alla fiction con I re e la regina (2004), il primo film a ricevere un consenso più ampio: le vite parallele di due persone molto diverse ma inconsapevolmente unite dal destino commuove ed emoziona il pubblico, dando nuovi significati alla casualità delle coincidenze. Nel 2007 sfrutta nuovamente le potenzialità del documentario ne L'Aimée, viaggio appassionato nei ricordi di famiglia.

Riunione familiare
Nel 2008 esordisce nella veste di attore in Choisir d'aimer di Rachid Hami, dove la sua voce esterna da narratore lega le vite dei personaggi del film. Nello stesso ruolo di architetto di esistenze, lo vediamo nei panni del regista di Racconto di Natale (2008), un film corale che svela i drammi più tragici all'interno di un gruppo familiare, capitanato da una madre buona ma incapace di esprimere i sentimenti.
Esordisce in America con il film Jimmy P., con Benicio Del Toro e Mathieu Amalric, che racconta i drammatici effetti della Seconda Guerra Mondiale sulla mente di un nativo americano delle grandi pianure (Del Toro). L'anno successivo torna in Francia per affrontare le memorie dell'adolescenza in I miei giorni più belli, ancora una volta con Mathieu Amalric come protagonista. Dopo I fantasmi d'Ismael (2017), con Charlotte Gainsbourg, dirige Roubaix - Une lumière (2019), con Roschdy Zem, Léa Seydoux e Sara Forestier, e nel 2022 ritrova la Seydoux per Tromperie - Inganno. Inoltre gira Fratello e sorella con Marion Cotillard e Melvil Poupaud.

Ultimi film

Drammatico, (Francia - 2024), 88 min.
Documentario, (Francia - 2023), 85 min.
Drammatico, (Francia - 2022), 110 min.
Documentario, (USA - 2015), 79 min.

Focus

INCONTRI
martedì 10 aprile 2018
Paola Casella

"I fantasmi di Ismael (guarda la video recensione) è l'8 ½ di Arnaud Desplechin", afferma Alba Rohrwacher, a Roma insieme al regista e a Louis Garrel per presentare il film nell'ambito della rassegna di nuovo cinema francese Rendez-Vous, "non solo perché racconta la crisi amorosa e lavorativa di un regista, ma anche perché è pieno di rimandi, rincorse, vertigini e riferimenti all'arte, ma riesce a rimanere concreto e accessibile al pubblico"

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