Regista russo. Figlio di due poeti (il padre è autore del testo dell'inno nazionale russo) e fratello del regista N. Michalkov, studia pianoforte prima di passare a scrivere sceneggiature per A. Tarkovskij (tra cui quella di un capolavoro come Andrei Rubliov, 1969).
Il film da attore e la carriera da regista
Versatile, eccentrico, Konchalovsky, dopo essere stato attore per Tarkovskij in L'infanzia di Ivan (1962), esordisce nel 1965 con un ottimo film, Il primo maestro. La storia è quella di un maestro mandato dai Soviet a "insegnare" la rivoluzione in un villaggio di campagna ancora intriso di cultura arcaica e feudale. Una riflessione amara sull'inesistenza di modelli ideologici universali e sulla inafferrabile complessità del reale, anche quello più "piccolo". Risulta evidente, nello stile, l'influsso del cinema del primo Akira Kurosawa, da sempre modello del regista russo. I rapporti con la madre patria per il Mikhalkov più ribelle non sono però facili. Il titolo successivo, Storia di Asja Kljacina che amò senza sposarsi (1967) lo fa conoscere a livello internazionale ma viene pesantemente censurato dal regime comunista che ne blocca la distribuzione per oltre vent'anni. Apparentemente senza motivo, visto che la storia pare quella (politicamente) innocua di una ardente contadinotta incinta di un poco di buono ma alla fine sola artefice della vita propria e del bambino. A non sfuggire all'occhio attento della censura è il contesto: un Paese demoralizzato dove mai sembra sorto il sol dell'avvenire. Sempre del periodo russo l'opera più ambiziosa di Konchalovsky, Siberiade (1979), saga di due famiglie rivali e di diversa estrazione sociale. Nonostante la buona fede ideologica sempre rivendicata dall'autore, Mosca ancora una volta non apprezza convincendolo a lasciare il Paese.
Gli anni '80 e il primo film americano
Maria's Lovers (1984), il suo primo film americano, è un successo internazionale. Merito anche di Nastassja Kinski, memorabile protagonista nei panni di una ragazza sposata con un reduce di guerra traumatizzato e attratta da una specie di mariachi interpretato con piglio subdolo da Keith Carradine. È però nell'anno successivo che il regista firma il suo capolavoro, A trenta secondi dalla fine, prodotto dalla Cannon, società di due tycoon israeliani, Golan e Globus, dedita di solito ai titoli muscolari e "rambeschi" allora di moda. Sulla carta, anche questo sarebbe un action: la fuga di un carcerato su un treno senza conducente che corre verso la distruzione. Tratto però da un soggetto inedito di Kurosawa, il film si rivela una metafora esistenziale dell'uomo prigioniero del destino in mezzo a una terra ostile, raccontata da Konchalovsky come fosse una specie di steppa indistinta, dove con forza cieca di baleno deflagrano i conflitti tra cacciatori e prede. Un'opera durissima, dal respiro barbaro.
I lavori più recenti
Nel 1989 esce Tango & Cash (1989), action coatto con Stallone e Kurt Russell. Nel 1994 il regista, dopo l'esilio americano, torna in Russia per dirigere un seguito, Asja e la gallina dalle uova d'oro, meno risolto da un punto di vista narrativo ma ancora rivolto alle sorti incerte della nazione, questa volta dopo il crollo del regime sovietico. Da allora, Konchalovsky ha saputo far correre in parallelo una carriera hollywoodiana con un'altra, più complicata, in Russia, dove è tornato a vivere definitivamente da qualche anno. Ma il suo ultimo lavoro, Lo schiaccianoci, sugli schermi in 3D dal 2 dicembre, rappresenta una sorta di terza strada, lontana da Mosca e Los Angeles. Chissà quante altre sorprese riserverà ancora questo regista.
Fonti:
Garzantina del Cinema - Gianni Canova
La politica degli autori: Andrei Konchalovsky - Mauro Gervasini