Dovessimo scegliere un termine capace di riassumere la sua carriera, opteremmo per "teletrasporto". Leonard Nimoy non è soltanto un grande interprete legato al piccolo schermo televisivo, ma un attore inevitabilmente collegato alla realtà parallela di Star Trek e al suo avatar Spock. Per i fan più accaniti della serie non c'è distinzione tra i due, per tutti gli altri rimane una sorpresa riconoscerlo senza frangetta e orecchie a punta. L'algido vulcaniano ha plasmato la sua carriera, un personaggio carismatico e controverso, in cui umano e alieno convivono e lottano, rimasto per sempre nella memoria collettiva per aver ricreato all'interno della navicella spaziale Enterprise un micro mondo di equilibri tra razze diverse. Spock è un elegante feticcio delle ultime tre decadi del XX secolo, persona prima che personaggio col quale Nimoy ha un rapporto strettissimo. La gratitudine per un ruolo che gli ha regalato la fama internazionale e allo stesso tempo lo ha relegato in quell'universo fantascientifico dal quale non è più tornato indietro. Agganciato al tempo e allo spazio interstellare, Nimoy ha inizialmente tentato di distaccarsi da quel mondo, scrivendo una biografia dal titolo "Io non sono Spock" (1975), salvo poi prendere atto dell'inevitabile dualismo con l'antitesi "Io sono Spock" (1995). Una vita vissuta tra i labili del confine del reale e della finzione, in cui la messa in scena ha spesso avuto il sopravvento. L'ironia è stata un'efficace arma per creare una forma di distacco. Prendersi in giro, mettere a fuoco l'oggetto della parodia, ovvero l'alter ego della fiction, lo ha forse aiutato a separare finalmente i vissuti. Così Nimoy ha dato voce alle parodie di Spock ne i Simpson, Futurama e The Big Bang Theory. Leonard ha forse dato l'arrivederci a Spock, ma il celebre saluto vulcaniano, quello con il dito medio ben staccato dall'anulare, non è altro che una riproposizione di quello ebraico della tribù dei cohen, ispirato proprio dall'attore. C'è ancora Leonard dietro un gesto di Spock e allora pensare di scinderli forse è solo pura fantascienza.
Infanzia, adolescenza ed esordi
Nimoy ha lo stesso Dna meticcio di Spock. Leonard è figlio di immigranti ebrei provenienti dall'Ucraina. Madre casalinga e padre barbiere al quale i clienti hanno chiesto più volte un taglio "alla Spock". Cresciuto a Boston, il piccolo Leonard conosce l'amore per la recitazione sottoforma di colpo di fulmine. Una vera e propria illuminazione di fronte alla rappresentazione teatrale de Il Gobbo di Notre Dame. Ed è proprio sul palco che inizia ad avvicinarsi all'arte recitativa. A 17 anni si trasferisce a Los Angeles dove si iscrive all'Università della California. Seguono anni caratterizzati da una formazione molto eclettica che ingloba anche studi di fotografia e una laurea in Scienze dell'Educazione. Per pagare i suoi studi ha svolto vari mestieri tra cui il tassista, il venditore di elettrodomestici e il commesso in un negozio di animali esotici. Un'esperienza variegata che sfocia definitivamente nella recitazione. Dopo diversi ruoli marginali in film e serie televisive, Nimoy ottiene il suo primo ruolo da protagonista con Kid Monk Baroni (1951). Nei primi anni '50 continua a prender parte a diversi progetti televisivi piuttosto marginali salvo poi arruolarsi nella Riserva dell'Esercito degli Stati Uniti, dalla quale si congederà da sergente. Il ritorno davanti alla cinepresa è caratterizzato dalla partecipazione a diverse serie televisive molto longeve come General Hospital e Perry Mason.
La dipendenza da Star Trek: una serie di successi
C'è una grossa diga nel corso della carriera di Leonard Nimoy. Una diga a forma di navicella spaziale. È il 1964 e un giovane produttore, Gene Rodenberry, gli regala un biglietto per la Enterprise, in un viaggio di sola andata per lo spazio. La serie televisiva di Star Trek (1966-1969) conosce la prima delle sue fasi: quella televisiva. Spock è protagonista di 79 puntate diluite in tre stagioni. Sono i primi fondamentali punti di partenza di un fenomeno di massa che decollerà poco più tardi. La serie infatti viene interrotta, così come l'ancora immaturo successo di Nimoy che si scopre così dipendente da quell'universo parallelo. La carriera continua con prestigiosi ritorni in teatro e altre serie tv tra cui Mission Impossible (1969-1971) e Colombo (1973). Ancora cloni e alieni caratterizzano il suo ritorno sul grande schermo con Terrore dallo spazio profondo (1978). Poi nello spazio si intravedono nuovi mondi e nuovi modi di fare cinema. George Lucas intuisce che la serialità può essere anche un discorso cinematografico e che la fantascienza è un genere che può far leva sulla meraviglia del pubblico. Guerre Stellari (1977) apre a nuove possibilità espressive in cui far germogliare mondi paralleli, scontri tra culture e creature aliene. Per questo il primo film di Star Trek (1979) va considerato come figlio e naturale conseguenza di quell'operazione narrativa e commerciale. È l'inizio di un grande rilancio della serie, sta volta esclusivamente cinematografica. Una vera e propria costellazione di titoli che, attraverso la serialità, ha rinforzato l'immagine di un brand e creato milioni di fan in tutto il mondo. Dopo Star Trek II: L'ira di Khan (1982), Nimoy prende in mano la plancia di comando passando alla regia dei due capitoli successi Star Trek III: Alla ricerca di Spock (1984) e Star Trek IV: Rotta verso la Terra (1986). L'epopea interstellare continua con Star Trek V: L'ultima frontiera (1989) e Star Trek VI: Rotta verso l'ignoto (1991). Nel 1991 Star Trek torna il televisione con Star Trek: The Next Generation (1991-1997) e Nimoy prende parte soltanto a due episodi. Arriva così il momento del distacco, perché senza Spock ci sarà ancora poco Leonard da vedere. Dopo Tre scapoli e un bebè (1987) Nimoy torna a dedicarsi alla regia di commedie con Bebè Mania (1990) e Marito a sorpresa (1994). Seguono diversi anni di inattività, passati ad alimentare i suoi diversi interessi come la musica e la poesia, sino a quando J.J. Abrams lo chiama a rivestire i panni del suo alter ego. Nimoy racconterà di essersi commosso sino alle lacrime. Così nel reboot Star Trek (2009) Spock torna in un rapido cameo, quasi costretto ad un passaggio di testimone con Zachary Quinto, il nuovo giovane vulcaniano. Spock non è più lui, ma sarà sempre suo.
L'addio alla scene. Spazio alle passioni
Leonard Nimoy è destinato a legarsi a personaggi e a generi. La fantascienza gli concede un'altra possibilità televisiva nel seguito e ben confezionato Fringe (2008-2013) in cui appare in undici episodi. Nel corso della sua collaborazione, nel marzo del 2010, annuncia il suo addio alle scene. La scelta costringerà gli sceneggiatori della serie a ricreare il suo personaggio sottoforma di cartone animato. Negli ultimi anni Nimoy si è interessato a studi e mostre fotografiche di scatti personali. Attraverso l'uso del bianco e nero ha affrontato il complicato tema della natura femminile di Dio, studiandone anche la sua rappresentazione nell'intera cultura americana.
Nimoy muore a Los Angeles il 27 febbraio 2015. Aveva 83 anni.