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Vera Karalli

Vera Karalli (Wera Aleksejevna Karalli) è un'attrice russa, è nata il 27 luglio 1889 a Mosca (Russia) ed è morta il 16 novembre 1972 all'età di 83 anni a Baden (Austria).

Più nota come danzatrice - era stata allieva di Gorskji alla Scuola Imperiale di ballo moscovita e poi; dal 1905, scritturata al Bolshoi - Vera Karalli, che vantava origini greche, ha avuto una carriera densa di successi non limitati alla sola Russia: infatti Diaghilev se la portò a Parigi, facendole interpretare da protagonista Le Pavillon d'Armide di Fokin, spettacolo di punta dei Balletti Russi.
Nel 1915 divenne l'étoile assoluta del Bolshoi, ma già da qualche anno era tentata a fare del cinematografo. Figura esile, affusolata, dotata di una grazia innata, la Karalli apparve nelle prime versioni cinematografiche di Guerra e pace o di Il cadavere vivente, con il giovanissimo Mosjukine fece coppia in Crisantemi (1914), regia di Piotr Cardinin come i precedenti. Crisantemi venne giudicata opera severa e coerente: nel ruolo di Nevolina, la cui esistenza si conclude con un suicidio, la Karalli venne ampiamente lodata. Altrettanta tragica sorte concludeva Le ombre del peccato (1914): Irina, la protagonista di questo film tratto da un romanzo di Aleksandr Amfiteatrov, cui Karalli prestava il suo malinconico sorriso, moriva assiderata in un parco.
In quasi tutti i film, Vera Karalli interpreta delle parti che le consentono di esibirsi in danze. In L'amore di un consigliere di Stato (1915) ha l'occasione di dimostrare la sua abilità tersicorea, scatenandosi in una vivacissima polka. E nell'ultimo dei suoi film interpretati in Russia, La morte del cigno (1916), l'attrice impersona Gisella, una giovane affetta da mutismo, la quale, dopo una delusione d'amore, si dà alla danza ed in breve raggiunge la celebrità. Un pittore assiste al suo spettacolo, la convince a posare per lui e mentre lei mima la morte del cigno, il pittore la soffoca per ottenere maggiore realismo nella posa. La morte del cigno uscì in Russia quando già cominciavano i primi tumulti rivoluzionari. Accusata di aver avuto un rapporto con Rasputin e temendo per la sua vita, Karalli abbandonò precipitosamente la Russia; a differenza di molti altri artisti che presero la via dell'esilio attraverso Odessa e la Turchia, Karalli preferì raggiungere fortunosamente Helsinki e di li, attraverso i paesi baltici e la Prussia, raggiunse Berlino, dove Robert Wiene le offrì di interpretare la parte di protagonista in un film tratto da una novella di Barbey d'Aurevilly, Die Rache einer Frau (1921).
Per la prima volta in un film di un altro paese, ma circondata da attori russi come Franz Egenieff e Boris Michailov, ed in un ruolo non di danzatrice ma di intensa drammaticità, Vera Karalli seppe disimpegnarsi con grande professionalità. Il film, recentemente ritrovato a Mosca, ci mostra una interprete di grande fascinazione.
La storia di Vera Karalli finisce qui: girò un altro film, stavolta in Francia, La notte dell'11 settembre, con Séverin-Mars e, dopo qualche sporadica esibizione nei Balletti Russi, si ritirò a vita privata.

Da Le dive del silenzio, Le Mani, Genova, 2001.

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