Fern Andra (Fern Edna Andreaws). Data di nascita 24 novembre 1893 a Watseka, Illinois (USA) ed è morto il 8 febbraio 1974 all'età di 80 anni ad Aiken, South Carolina (USA).
Generalmente era l'America che inviava i suoi talent-scout a pescare nel vivaio europeo i migliori elementi - attori, registi, scenografi, operatori - accogliendoli a Hollywood. Fern Andra rappresenta il caso contrario, l'eccezione che conferma la regola, l'America che viene in Europa.
A diciotto anni, dopo una tournée in Europa come danzatrice di circo, Fern si esibisce a Londra come scatenata ballerina nella Ragtime Revue. A Berlino conosce Charles Decroix, il regista francese chiamato in Germania per ripetervi l'esperienza (poi abortita) della Film d'Art. Affascinata dalle parole di Decroix, l'ambizíosa americanina decide di tentare anche questa nuova esperienza. E come André Ferri, così si faceva chiamare allora, ecco apparire sugli schermi germanici, allora testimoni del duello tra la casta Henny Porten e la scapigliata Asta Nielsen, una brunetta dal naso aquilino, un corpicino efebico e gli occhi maliziosi, capace di esibirsi in un repertorio «ganz modern», a base di corse su di una fune, cavalcare senza sella, guidare spericolatamente automobili, motociclette, lanciarsi in slalom sciistici, correre sul bob, addirittura tirare di boxe. Dopo quattro o cinque di questi film, che lasciano il pubblico senza fiato e la critica ammirata da tanta spericolatezza, la neo-attrice, assunto il definitivo pseudonimo di Fern Andra, si costituisce una società di produzione con il suo nome e subito passa dall'altra parte della macchina da presa per dirigersi in storie che lei stessa scrive.
Le trame dei film che girerà durante gli anni della prima guerra mondiale - mai esportati e oggi quasi tutti andati irrimediabilmente perduti - sono per la maggior parte patetiche vicende che vedono al centro un personaggio femminile vittima di crudeli vicissitudini ma che alla fine, grazie al suo carattere determinato, riesce a superare vittoriosamente ogni ostacolo e a chiudere la storia in bellezza.
Andra ha anche l'astuzia di esaltare lo sfondo di questi mélo - che hanno titoli come Eine Motte flog zum Licht, 1915 (Una falena volò verso la luce), Ein Blatt in Sturm... doch das Schicksal hat es verweht (Una foglia nella tempesta... ma il destino l'ha dispersa), Drohende Wolken am Firmament, 1918 (Nubi minacciose nel firmamento), Frühlingstürme in Herbst des Lebens, 1918 (Tempeste di primavera nell'estate della vita) - con scene suggestive per la platea, idilli al chiaro di luna, romantici atelier, teatri che vanno a fuoco, sfarzose feste in ambienti aristocratici.
All'inizio degli anni Venti, i film di Fern Andra si fanno più sofisticati: lasciandosi dirigere da registi di vaglia, primo fra tutti Robert Wiene, l'attrice indossa voluttuosamente i panni della regina Isabeau, di Madame Récamier, ma è con Genuine (1920) che probabilmente dà la sua migliore interpretazione: i costumi disegnati per lei dal pittore Cesar Klein fanno del personaggio di questa sacerdotessa di un misterioso culto sacrificale una delle più stilizzate figure dell'espressionismo cinematografico.
Dopo un incontro con Za-la-Mort (Der Traum der Za-la-Vie, 1924), ove tiene testa belluinamente all'apache creato da Emilio Ghione, l'attrice si congeda dal cinema tedesco con Frauen der Leidenschaft (1926), un trittico dedicato, come recita il titolo, a tre donne passionali, la principessa Chimay, Elena von Racowicz e Cléo de Merode, la danzatrice che ha fatto girare tante teste coronate. Sposatasi con un boxeur, Fern se ne va a Londra per girare ancora un paio di film, e poi a Hollywood: anche qui girerà qualcosa, ma senza storia. La sua avventura cinematografica termina così.
Da Le dive del silenzio, Le Mani, Genova, 2001