Dietro L'esorcista, uno degli horror più terrificanti di tutti i tempi, c'è il suo nome: William Friedkin, il regista del male. Così chiamato per lo stile cupo e pessimistico delle sue pellicole, ha assecondato, fin da giovane, una naturale predisposizione all'indagine, ossessiva, a tratti morbosa, nel lato oscuro dell'anima umana.
Le umili origini e il sogno di Hollywood
Figlio di un'infermiera e di un commesso in un grande magazzino, Friedkin cresce in una famiglia affettuosa ma con poco denaro in tasca (si dice che il padre non avesse guadagnato mai più di 50 dollari alla settimana). Malgrado le sfortunate condizioni economiche di partenza, innamorato del cinema fin da giovanissimo, tenta di farsi strada nel mondo dello spettacolo, cominciando dal basso. Inizia come fattorino della WGN Tv di Chicago per poi diventare, nel giro di qualche anno, uno dei maggiori produttori della società. Trova così il modo per imparare da autodidatta il mestiere del regista, girando numerosi documentari per il piccolo schermo (tra i quali spicca il vincitore del Golden Gate al festival di San Francisco, The People vs. Paul Crump, sul caso di un condannato a morte che, grazie al successo del lavoro di Friedkin, riuscirà a salvarsi e dimostrare la sua innocenza). Decide così di abbandonare l'Illinois per trasferirsi a Los Angeles, dove trova quasi subito un ingaggio importante: la direzione di un episodio della famosa serie The Alfred Hitchcock Hour (1965), sotto la supervisione del grande maestro del giallo che apprezza le sue doti artistiche ma lo critica per la poca eleganza dell'abbigliamento (Friedkin non porta cravatte e Hitchcock lo ammonisce!).
Primi successi alla regia
Il salto nel mondo del cinema avviene nel 1967 con Tempi felici, commedia romantica con inserti musicali e coreografici (cantati e ballati da Sonny Bono e Cher), che denotano una grande visione d'insieme, una spiccata sensibilità a costruire armoniose immagini in movimento. Apprezzato da pubblico e critica, si trasforma in un vero e proprio trampolino di lancio quando il produttore Norman Lear gli affida la direzione di Quella notte inventarono lo spogliarello (1968), briosa rappresentazione degli spettacoli burlesque agli esordi negli Stati Uniti. Nello stesso anno cambia totalmente genere e approda al dramma con Festa di compleanno, sceneggiato dal premio Nobel Harold Pinter, un intrigante esempio di 'teatro dell'assurdo' adattato alla narrazione cinematografica, cadenzato da suspense e azione. Collabora nuovamente con un commediografo, Mart Crowley, che firma la sceneggiatura, nel successivo Festa per il compleanno del caro amico Harold (1970), primo film hollywoodiano esplicitamente incentrato sull'omosessualità, incompreso e contestato per un presunto atteggiamento omofonico del regista.
Gli Oscar e il cult L'esorcista
Raggiunge maggiore notorietà con l'action movie Il braccio violento della legge (1971), vincitore di 5 premi Oscar, ricordato soprattutto per un'incredibile scena di inseguimento mozzafiato, all'interno della metropolitana di New York. L'innovazione linguistica del film, forte nel virtuosismo registico, più che nello screenplay di Ernest Tidyman, influenza il cinema degli anni Settanta, potenziando il risultato di raffinati giochi di montaggio per rendere più verosimili le scene d'azione. Il talento straordinario di Friedkin viene definitivamente consacrato con l'uscita del film L'esorcista (1973), divenuto uno dei capisaldi più interessanti del genere horror, un classico che si distingue per la forza travolgente del ritmo, la progressione di tensione e paura sviluppata sulla base di una storia abbastanza semplice (l'esorcismo praticato su una bambina posseduta dal demonio), ricca di effetti speciali mai visti prima. Diventa così uno dei successi commerciali più grandi di tutta la storia del cinema (premiato anche dall'Academy con due Oscar), un cult che ancora oggi riesce a spaventare, malgrado il pubblico sia più preparato e assuefatto da quasi mezzo secolo di produzioni horror.
Le polemiche
Si mette poi a confronto con il maestro del passato Fritz Lang, nella lunga Intervista a Fritz Lang (1974), dipingendo un ritratto caustico del regista di origine austriaca. I due film successivi, Il salario della paura (1977) e la commedia Pollice da scasso (1978), dove vediamo un appassionato Peter Falk alle prese con la famosa rapina di Boston del 1950, uno dei grandi colpi del secolo, non riescono a bissare il successo ottenuto con L'esorcista. Negli stessi anni incontra l'attrice francese Jeanne Moreau, si innamora e la chiede in sposa (ma il matrimonio naufragherà nel 1981). In campo professionale riesce ad attirare maggiore attenzione su di sé con Cruising (1980), con Al Pacino nei panni di un investigatore che si finge omosessuale per catturare uno psicopatico del West Greenwich Village di New York. La discesa agli inferi della città underground diventa oggetto di polemiche soprattutto da parte delle associazioni gay americane cui non piace la rappresentazione estrema e disturbante degli omosessuali. Dopo il flop della farsa L'affare del secolo (1983), ritrova un'equilibrata vena creativa con Vivere e morire a Los Angeles (1985), noir cupo e inquietante, sulla lotta tra due agenti federali e un falsario interpretato da Willem Dafoe.
La crisi creativa
Continua a lavorare sporadicamente per la televisione ma è soprattutto il cinema a stimolare la sua creatività. Nel 1987 gira Assassino senza colpa?, dramma giudiziario che trova la distribuzione nelle sale appena cinque anni dopo. Ritorna poi al vecchio amore per l'horror con il morboso apologo antiecologista L'albero del male (1990), interessante operazione che disorienta e fa riflettere sulla violenza inaudita di un baby-sitter ossessionato dai bambini. Con l'inizio degli anni Novanta, Friedkin perde l'incisività del passato e realizza una serie di film mediocri, come il thriller Ritratto di un serial killer (1991), la commedia Basta vincere (1994), il giallo Jade (1995) e La parola ai giurati (1997). Dopo la separazione dall'attrice Lesley-Anne Down (una relazione durata più di otto anni), nel 1992 sposa Sherry Lansing, una delle presidenti della Paramount Pictures, ex attrice e modella.
Il ritorno al cinema del passato e l'amore per la lirica
Le cose migliorano grazie all'intuizione di riproporre in sala il vecchio successo L'esorcista (2000) in versione integrale, inserendo tutte le scene tagliate, allungando così il terrore di ulteriori 11 minuti. La buona riuscita dell'operazione rilancia Friedkin dopo anni di 'anonimato'. Nello stesso anno dirige Regole d'onore con un cast di ottimi attori (Ben Kingsley, Samuel L. Jackson, Tommy Lee Jones) a cui fa seguire l'action movie The Hunted - La preda (2003), con Benicio Del Toro nei panni di un soldato che ha perso la ragione. Riprende in mano gli stilemi del genere horror, li studia per rinnovarli in Bug (2006), un dramma da camera tinto di sangue ma riesce solamente a confezionare un prodotto di fruizione domestica, da guardare in videocassetta il sabato sera. Il suo nome è però sempre garanzia di una regia coinvolgente che non ha paura di osare, perfetta per la serie televisiva CSI: Scena del crimine, di cui dirige due episodi tra il 2007 e il 2009. Nel frattempo abbandona un po' l'interesse per il cinema e si dedica alla messa in scena di opere liriche: da ricordare la versione sontuosa dell'Aida, segnalata come uno dei più interessanti allestimenti dell'opera verdiana.
Nel 2011 dirige Matthew McConaughey nei panni di uno spietato killer (e affiancato da Emile Hirsch, Thomas Haden Church e Juno Temple) in Killer Joe.
William Friedkin è morto a Los Angeles il 7 agosto 2023, a quasi 88 anni.