Regista e clamoroso produttore di origine svizzera per i registi della Nouvelle Vague, naturalizzato francese, molto attivo negli Stati Uniti, dove però ha collezionati pellicole non sempre all'altezza della sua fama. Marito di Bulle Ogier, è l'autore dei thriller Inserzione pericolosa (1992) e Formula per un delitto (2002), ma anche del bukowskiano Barfly (1987), dedicato al suo scrittore preferito. Candidato all'Oscar come miglior regista perIl mistero von Bulow.
Studi
Barbet Schoeder nasce il 26 agosto 1941 a Téhéran, in Iran. Figlio di un geologo svizzero, Jean-William Schroeder , segue i suoi genitori in Colombia e in Africa Centrale, dove suo padre doveva fare delle lunghe ricerche. La vita nomade, però, non fa gola alla madre (il medico tedesco Ursula Schroeder) che chiede il divorzio dal marito e l'affidamento del figlio. Una volta ottenuto, lo porterà in Francia per farlo studiare. Prima al Lycée Condorcet, poi al Lycée Henri-IV e, infine, alla Sorbonne dove Schroeder si iscrive ai corsi di filosofia, senza però seguirli. Troppo distratto dal fermento culturale e ribelle che aveva intorno (si sta parlando del '68), comincia ad avvicinarsi alla rivista cinematografica Les Cahiers du cinéma, diventando un suo collaboratore e partecipando alla nascita della Nouvelle Vague.
Fondatore della casa di produzione Les Films du Losange
Come molti dei critici francesi legati ai Cahiers du cinéma, Schroeder fa il salto verso la regia con due cortometraggi, prima di essere poi voluto da Jean-Luc Godard come suo assistente per la pellicola Les Carabiniers. Da subito però capisce gli enormi problemi produttivi e di realizzazione a cui il nuovo movimento cinematografico francese sta andando incontro e decide di aiutare i suoi amici. A soli 22 anni, fonda la casa di produzione Les Films du Losange, assieme a Èric Rohmer. Una casa di produzione nella quale collaboreranno anche Jean Douchet, Pierre Cottrel e tanti altri. Inizialmente, gli uffici della casa di produzione sono situati (per i primi quattro anni) nella cameretta di Schroeder, quindi nell'appartamento di sua madre a rue de Bourgogne (che Schroeder ha ereditato e che è ancora di sua proprietà). Secondo il piano produttivo della società, avrebbero iniziato a creare un capitale producendo dei cortometraggi che poi avrebbero composto un film. Il primo titolo da loro realizzato, che è poi anche il manifesto produttivo del Films du Losange è Paris vu par, una pellicola composta da sei cortometraggi in 16 mm, contenente degli sketch diretti da Godard, Rohmer, Claude Chabrol, Jean Rouch, Jean-Daniel Pollet e Douchet. Ma cominciano a verificarsi i primi problemi produttivi e di distribuzione dovuti alla vendibilità della loro opera, alla possibilità di proiezione, al conseguente passaggio da 16 a 35 mm, al doppiaggio per il pessimo sonoro in presa diretta etc.
Il debutto cinematografico
Stranamente eccitato da questi dilemmi artistici e pratici, Schroeder guarda i suoi amici muoversi dietro la macchina da presa e li invidia. È questo che lo spingerà a lavorare in segreto al suo primo film: More - Di più, ancora di più. Un film con Mimsy Farmer, Klaus Grunberg e Heinz Engelmann, che vedrà la luce nel 1968, nel frattempo, proprio mentre Schroeder era impegnato nelle riprese, il suo assistente Cottrell lo rimpiazzerà a capo della Films du Losange e continuerà a produrre principalmente i film di Éric Rohmer. Lo stesso Rohmer verrà poi rimpiazzato nel 1976 da Margaret Menegoz a causa delle riprese di La marchesa von..., che si dovevano svolgere in Germania. More - Di più, ancora di più, intanto, raccoglie grandi successi da parte della critica, affascinata dalla solida sceneggiatura scritta dallo stesso regista, che ben descrive l'efficace e progressiva degradazione di un uomo in lotta con i suoi tempi.
Il suo secondo lungometraggio
Fortemente ispirato dalla conoscenza con autori come Jacques Rivette, Jean Eustache e i tedeschi Rainer Werner Fassbinder e Wim Wenders, Schroeder, dopo aver diretto tre documentari brevi (Sing Sing, Maquillages e Le Cochon aux patates douches, tutti e tre del 1971), realizzerà un nuovo film nel 1972: La Vallée, incentrato sulla cultura hippie e su temi legati alla libertà di espressione. È bene ricordare che i suoi primi film avevano come colonna sonora le canzoni dei Pink Floyd.
Il documentario sul "macellaio d'Africa"
Nel 1974, cambia registro e realizza un documentario. Ma non un documentario qualsiasi. Si tratta di Idi Amin Dada, una descrizione accuratissima per l'appunto della figura politica di Idi Amin Dada, detto "il macellaio d'Africa", Presidente dell'Uganda dal 1971 al 1979 e dittatore militare.
La propensione per il sadomaso e l'erotismo
Tornerà ai film di finzione nel 1975, con Maîtresse, nel quale fa recitare Bulle Ogier (sua moglie) e Gérard Depardieu. Lei è una prostituta sadomaso e lui è un giovane provinciale, che lavora in un mattatoio e che diventerà il suo amante.
I film dedicati a Bukowski
Dopo un'altra piccola parentesi documentaristica (Koko, le gorille qui parle, 1978), Schroeder ha un altro colpo di genio: promuovere cineasti francesi come registi e sceneggiatori (uno di questi era Jacques Demy) negli Stati Uniti. Lo stesso Schroeder si avvicinerà al cinema americano, dirigendo per gli Studios Barfly, opera che voleva rendere omaggio al suo poeta preferito: Charles Bukowski. Ma non solo questo. Il regista realizzerà anche un documentario di quattro ore, composto da 50 monologhi di tre minuti ciascuno, intitolato The Charles Bukowski Tapes, e Tricheurs (1984), pellicola con protagonista l'alter ego del poeta beat, Henry Chinaski. Fra i tre, rimane comunque Barfly, con Mickey Rourke e Faye Dunaway, il suo omaggio bukowskiano più riuscito. Merito dell'ottima descrizione della squallida miseria umana in cui uomini e donne si trascinano grazie all'alcol, abbruttendosi, trascurando il loro lavoro, sprecando il loro talento. Purtroppo, la sceneggiatura difetta nella delineazione dei caratteri psicologici dei protagonisti e di tutto l'universo individuale che ruota intorno a loro.
Il suo capolavoro e la candidatura Oscar come miglior regista
Trasferitosi in America per un periodo di tempo più lungo, dirigerà Il mistero von Bulow (1990), tratto dal libro di Alan Dershowitz, che riguardava proprio il celebre caso giudiziario Anni Ottanta von Bülow, nel quale Claus von Bülow, eminente membro di spicco dell'alta società britannica venne accusato di aver tentato di uccidere sua moglie Sunny von Bülow, per un sovradosaggio di insulina, lasciandola in uno stato vegetativo persistente per il resto della sua vita. Dopo un lungo processo, l'uomo venne ritenuto non colpevole. Nei panni di Claus, Schroeder sceglie Jeremy Irons (che poi vincerà un Oscar come miglior attore protagonista), mentre in quelli di sua moglie, Glenn Close. La critica rimane affascinata dalla sapiente sceneggiatura che non dà una risposta sulla colpevolezza o l'innocenza di Claus von Bulow, ma lascia che tutto il film, costruito come un puzzle di storie intersecate, venga smontato pezzo per pezzo assieme a tutti quei procedimenti processuali, che compongono un caso giudiziario mediatico. La coppia fatale e nevrotica la cui dinamica sembra trafugata dai rapporti coniugali delle soap operas, la drammaturgia e l'angoscia delle aule dei tribunali, la straordinarietà delle performances recitative di Irons e Close, la freddezza mortale degli ambienti privilegiati, oscurano quelli che sono i difetti principali della pellicola di Schroeder: il ritmo troppo lento, le troppe e verbose pause, un mancato transfert fra personaggi e spettatori. Nonostante questo, viene selezionato dall'Academy Awards come miglior regista di quell'anno (premio che però andrà a Kevin Costner e al suo capolavoro Balla coi lupi).
I troppi flop
A questo titolo, si unisce il terrificante Inserzione pericolosa(1992) con Bridget Fonda e Jennifer Jason Leigh, che però non ha la stessa efficacia della precedente pellicola. L'adattamento del romanzo "SWF Seekes Same" non riesce pienamente. Troppo discontinuo, troppo convulso, troppo violento anche a livello psicologico per lo spettatore, che viene introdotto all'interno di un rapporto carnefice-vittima fra due inquiline di un celebre e vecchio edificio in stile art nouveau di Manhattan, senza essere preparato a dovere dalla sceneggiatura. Inaccettabile, secondo alcuni critici cinematografici. Per altri, invece, principalmente un piccolo gruppo di persone con un gusto cinematografico meno snob, è un piccolo cult che è tutt'ora in ombra.
Non andrà meglio con Il bacio della morte(1995), in cui un terribile Nicolas Cage e un altrettanto terribile Samuel L. Jackson si impegnano in un remake di un omonimo film di Henry Hathaway del 1947, aggiornandolo a un modello tarantiniano e spikeleechiano. La "nuova violenza" non giova alla pellicola, che in pochi minuti è già satura di pericolosi uomini di colore, sangue sulle pareti, vomito, dialoghi pieni di parolacce, pistole. Insomma, spogliato di tutta la sua bellezza, questo bacio della morte non è niente di più che un poliziesco come tanti, estremamente brutale, estremamente newyorkese.
Ancora peggio con Prima e dopo (1996), adattamento di un romanzo di Rosellen Brown che è forse il peggior (e unico film peggiore?) di Meryl Streep. La grandissima attrice compone con Liam Neeson, una coppia di genitori con un figlio adolescente assassino (Edward Furlong, qui persino migliore della Streep in una performance piena di intensità e gravità!). Il thriller però non funziona per la piattezza dei personaggi, per lo stile di Schroeder che, non nato, né cresciuto, né forse integrato pienamente in America, difetta nel raccontare la vera e profonda società americana di quartiere, fatta di dilemmi, di rurali distanze fra mariti e mogli, di vincoli e rituali della comunità paesana. L'opera sembra un tv movie come tanti: stereotipi, giallo all'acqua di rose, poca inquietudine nel percorso psicologico.
Il pubblico, comunque, sembra premiarlo (forse per la presenza della Streep) e il discreto successo del pubblico gli consente di poter continuare a lavorare a un nuovo progetto: Soluzione estrema (1998). Il film, che racconta la storia di un poliziotto di San Francisco che deve recuperare un omicida condannato all'ergastolo che ha il DNA compatibile con quello di suo figlio gravemente malato e bisognoso di un donatore di midollo osseo, è un pasticcio che gli costerà caro.
Nel 2000, infatti, è praticamente un flop il suo La vergine dei sicari, adattamento del romanzo di Fernando Vallejo "La virgen de los Sicarios", malgrado al Festival di Venezia, riesca a ottenere la Medaglia d'Oro del Presidente del Senato Italiano.
Il piccolo cult: Formula per un delitto
Tenterà di risollevarsi con Formula per un delitto (2002), nel quale dirige Sandra Bullock e Ryan Gosling in un nuovo film di genere. Il film, che si rivela l'ennesimo flop, ma che raccoglierà lentamente una fetta di pubblico che considererà questo film di genere un nuovo piccolo cult da tenere in dvd negli scaffali. Il pubblico underground, quello legato a pellicole indie o fortemente pop, rimane sedotto e intrigato dalle figure di due adolescenti annoiati americani che giocano "a fare Dio", messi sotto torchio da una detective con una situazione sentimentale disastrosa alle spalle. Il thriller, non senza qualche eco di Nodo alla gola di Alfred Hitchcock, risulta essere un nuovo inizio per questo regista che, onestamente, gioca con le aspettative degli spettatori, attraverso colpi di scena psicologicamente carichi di tensione violenta. Purtroppo non è abbastanza per Hollywood.
Il ritorno con successo al genere documentaristico
A questo punto, Schroeder decide di cambiare e di gettare la spugna. Ritorna in Francia e si mette a lavorare su un documentario incentrato su Jacques Vergès, avvocato comunista che ha legato il suo nome alla causa anticolonialista, difendendo dei guerriglieri algerini durante la guerra d'indipendenza dello stato africano, fino ad accettare come clienti anche criminali di guerra nazisti e terroristi dell'estrema destra e sinistra, tanto da essere preso in considerazione come futuro avvocato di Slobodan Miloševi, presidente della Serbia e della Repubblica Federale di Jugoslavia, accusato di genocidio. Un caso che poi rifiutò, ma che aumentò la sua fama come famigerato e oscuro avvocato del diavolo, soprannome che diventò quasi il titolo del documentario (L'avvocato del terrore), vincitore di un César.
Il film peggiore della sua carriera
L'anno seguente, continua a percorrere sentieri cinematografici bui con Inju, la bête dans l'ombre (2008), tratto dal romanzo "La belva nell'ombra" del giallista giapponese Rampo Edogawa. Si tratta di un non riuscito thriller sadomasochista, sulla persecuzione di un giallista francese, in viaggio a Kyoto per promuovere un suo libro. Volendo omaggiare, a suo modo Rashomon, La donna che visse due volte, Il fantasma del palcoscenico, Schroeder fa di Inju un tripudio dello splatter, tanto caro ai b-movies nipponici, rimpinzato fino all'inverosimile di teste mozzate, case abitate da cerulei fantasmi, misteriose geishe/femme fatale, bondage etc. È il suo film peggiore. Una vera e propria catastrofe. Inutile, barocco, poco erotico, noioso, sadico solo per lo spettatore che è costretto, imbarazzato, a sorbirselo, nella totale assenza di suspense. Fra l'altro, non manca chi cerca ancora di spiegare a Schroeder che lo stesso film venne girato da John Carpenter con risultati più eccelsi (Il seme della follia).
Il ritorno con Amnesia
Dopo una tale e disastrosa caduta, Barbet Schroeder si allontanerà dalla cinepresa per un lunghissimo tempo, quasi sette anni. Solo nel 2015, tornerà sul grande schermo con Amnesia.
Schroeder come attore
Ma Barbet Schroeder è stato anche un attore. Ha infatti recitato per Éric Rohmer in La fornaia di Monceau (1962), passando per Jacques Rivette in Céline e Julie vanno in barca del 1974 e in La duchessa di Langeais del 2007. Altri ruoli li avrà nel sublime e purpureo La Regina Margot (1994) di Patrice Chéreau e, curiosamente, anche in Mars Attacks! (1996) di Tim Burton e Il treno per Darjeeling (2007) di Wes Anderson.
Vita privata
Barbet Schroeder è il marito dell'attrice Bulle Ogier. Ha sposato la donna a Las Vegas, alla fine del Duemila, dopo una convivenza lunga quasi venticinque anni.