Regista argentino, protégé di Guillermo del Toro, Andy Muschietti è considerato un talento del cinema di genere horror e fantastico, nomea che gli ha permesso di essere l'uomo dietro la macchina da presa che ha portato sul grande schermo l'ambito progetto di un adattamento del famoso e omonimo capolavoro letterario di Stephen King "It", una produzione da 35 milioni di dollari, che ha ripagato al box office le finanze spese, ma che purtroppo non ha convinto totalmente la critica, che gli ha biasimato la poca profondità epica che la storia invece conservava al suo interno.
Ma quali sono i punti di forza di questo autore e perché Hollywood lo ha corteggiato così tanto da volerlo fortemente fra le sue fila?
Principalmente perché Muschietti lavora con impegno sul testo, cercando di giocare con l'universalità dei mostri più spaventosi, quelli contenuti all'interno degli script, siamo essi umani o "mostruosi", nella più paranormale concezione del termine. Da lì, instilla visivamente la lotta tra questi e le loro vittime, spesso arrivando a discutere temi esistenziali, che scavano sulla superficie dei personaggi per coglierne ciò che temono di più.
Si deve poi aggiungere una capacità viscerale e personale di mostrare una propria dimensione dell'orrore, indipendentemente da quello che il pubblico potrebbe o non potrebbe apprezzare, dal budget e dal tipo di terrore messo in scena, con la costante attenzione che tutti gli elementi in campo convergano poi in un unico punto. Ed è in quell'unico punto che niente è come appare...
Cambiando l'angolazione di ripresa o spostando delicatamente la macchina da presa nella costruzione di melliflui piani sequenza, Muschietti invita lo spettatore a rendersi condo che la funzione dell'immagine è come un gioco enigmistico. Una vignetta nel cui perimetro e nella cui area c'è un elemento di stonatura che deve turbare, ma forse lo fa ancora con troppo poco coraggio...
Studi
Nato nel 1973 a Vicente López, in provincia di Buenos Aires, dove ha vissuto fino a quando aveva sei anni, Andy Muschietti cresce assieme a sua sorella maggiore, Bárbara Muschietti, amando appassionatamente il cinema di genere, che spingerà l'uno a diventare regista e l'altra produttrice.
Dopo aver studiato al collegio privato di San Patricio de Acassuso, località nella quale si era trasferita la famiglia, e poi alla Universidad del Cine, dove si è laureato negli Anni Novanta, comincia a lavorare come grafico e come assistente di produzione nel musical Evita (1996) di Alan Parker.
I suoi primi lavori
I suoi primi cortometraggi sono Nostalgia en la mesa 8 (1999) e l'horror Mamá (2008), anche se prima di quelli ha accomulato esperienze come assistente alla regia (Fotos del alma del 1995 e Una notte con Sabrina Love del 2000 di Alejandro Agresti).
A partire dal 2001, si trasferisce con la sorella a Barcellona, dove producono una serie di spot pubblicitari e fondano una loro società cinematografica, coi quali introiti finanziano proprio il già citato e fortunato corto Mamá, che impressionerà il cineasta messicano Guillermo del Toro, tanto da contattarli e da proporre loro di trasformare Mamá in un lungometraggio, qui intitolato La madre.
Arrivo a Hollywood
La madre esce nel 2013, con Jessica Chastain e Nikolaj Coster-Waldau nel cast e narrando le persecuzioni di un'entità malvagia che brama due sorelline date in affidamento al proprio zio.
Un colto e complesso thriller soprannaturale che, solo nel primo weekend, ha incassato il doppio del suo budget e che ha puntato gli occhi di Hollywood sul giovane regista, apprezzandone la crescente suspense e la misura delle angosciose rivelazioni, con qualche citazione-rielaborazione dei j-horror più noti e dei classici di genere gotico del periodo vittoriano.
Il successo di It
Stabilitosi a Los Angeles, prosegue la sua carriera accettando la regia di It (2017) e It - Capitolo due (2019), rimpiazzando Cary Fukunaga.
Muschietti, spostando la storia negli ormai abusati Anni Ottanta, si rifà al telefilmico Stranger Things (che già si rifacevano alle produzioni spielberghiane), travasando la storia di un gruppo di bambini degli Anni Cinquanta che devono affrontare un pagliaccio maledetto in un'epoca di arcade e musica pop, di conseguenza facendo evolvere il gruppo ai nostri giorni.
Imponendo nel cast l'ormai amica Jessica Chastain, ma aggiungendo anche Bill Skarsgård, Bill Hader, Finn Wolfhard e James McAvoy, realizza un buon horror mainstream, ma con qualche riserva per i troppi tradimenti al libro, che però sono ampiamente perdonati dagli spettatori, visti gli incassi e l'alto gradimento, nonostante il finale da molti considerato "semplicemente ridicolo".
Si loda però il buon equilibrio e lo spazio lasciato per i mostri ugualmente terribili ma unicamente umani, che popolano tanto quanto Pennywise le vite infantili dei protagonisti.
Nel 2020, produce la serie fantastica creata da Joe Hill, Locke & Key, per Netflix e, tre anni dopo, realizza il superhero movie The Flash (2023), sull'omonimo e velocissimo supereroe della DC Comics, creato da Gardner Fox e Harry Lampert.