Diventare il feticcio di Leos Carax, significa assimilarne l'eccentricità e condividerne il gusto per il difforme. Sposo fedele al cinema d'autore, Denis Lavant è un interprete fluido ed imprevedibile, attore malleabile dal viso elastico che non si dimentica. Una maschera vagamente inquietante e penetrante, messa al servizio di personaggi affascinanti, spesso sopra le righe. Lavant è un artista che recita fuori dal set e vive nei film, spirito affine alla rappresentazione disturbante dell'essere umano. Se Carax gioca con le immagini, Lavant gioca con il corpo, si trasforma di continuo in persone ferite, clown disperati (tra cui Charlie Chaplin), personalità sempre molto lontane dalla normalità. Un attore in cui la trasfigurazione è l'unica certezza possibile.
Un volto, tante vesti
Classe 1961, Denis Lavant nasce a Neuilly-sur-Seine. Affascinato da Marcel Marceau, a 13 anni si iscrive ad una scuola di clown e mimo, dove impara l'arte del camuffamento grottesco. Dopo la formazione in conservatorio, si dedica al teatro shakespeariano, andando in scena con "Amleto" e "Il mercante di Venezia". L'esordio al cinema avviene all'età di 21 anni, con una piccola parte nel grande classico I miserabili (1982), ma lo sguardo carismatico di Lavant trova subito spazi più ampi nell'esordio alla regia di Leos Carax. Con Boy Meets Girl (1983), storia sulla perenne incostanza del sentimento amoroso, ha inizio un lungo sodalizio tra l'attore e il regista, quasi coetanei, l'uno alter ego dell'altro. Il successo inaspettato del film permette a Lavant di affiancare grandi interpreti come Michel Piccoli e Charlotte Rampling nella commedia surreale Viva la vita (1984). I successivi Rosso sangue (1986) e Gli amanti del Pont-Neuf (1991) non sono semplici collaborazioni, ma tappe sequenziali di un percorso d'attore impegnato, assieme a Carax e Juliette Binoche, ad esplorare con coraggio le trame dell'amore e dei rapporti umani in un'ottica complessa. Mentre gli impegni cinematografici si diradano, Lavant riversa nel il teatro la sua predilezione per il trasformismo ad oltranza. Accurato nella scelta di progetti dediti alla sperimentazione, lo ritroviamo in Luminal (2004), Tokyo! (2008), The Temptation of St. Tony (2009). Amante delle opere visionarie, prende parte anche alla trasposizione cinematografica della fiaba di Pollicino in Le Petit Poucet (2011), al torbido My Little Princess (2011) e al circense L'Etoile Du Jour (2012). Nello stesso anno gira lo storico Micheal Kohlhaas (2013) e l'ispirato Holy Motors (2013) dove ritrova Carax in un'opera che si eleva a sintesi definitiva della schizofrenica arte dell'attore, in perenne bilico tra verità e finzione. In attesa di un'altra maschera, di nuovo abito di questo clown post moderno.