All'età di quattro anni, la piccola Greta divenne una protetta della regina di Norvegia: venne iscritta alla Royal Opera House di Copenhagen come petit-rat e quando aveva cinque anni poteva già vantare esibizioni in tre corti reali europee. Con gli anni, Greta divenne ballerina di rivista e nel 1924 apparve nella commedia musicale Beggar on Horseback al Broadhurst Theatre di Manhattan, in un quadro intitolato A Kiss in Xanadu. Fu una rivelazione, le critiche ignorarono i protagonisti della commedia e parlarono solo di questa deliziosa biondina dalle movenze così sinuosamente seducenti. Il tam-tam raggiunse naturalmente anche l'ambiente del cinema: subito alcuni agenti si precipitarono per accaparrarsi una opzione su questa diciottenne beltà scandinava, sicuramente destinata prima o poi ad apparire sugli schermi. Ma Greta non si fece abbindolare; solo quando Jesse Lasky in persona si presentò da lei e le offrì un solido contratto, accettò di debuttare - da protagonista - nel cinema americano. Greta aveva già avuto un'esperienza cinematografica in patria l'anno precedente: era stata l'interprete di una delle commediole dei popolari Schenström e Madsen (più noti come Pat e Patachon). A Hollywood invece - come sentenzierà il critico del «New York Times», Mourdant Hall: «Miss Nissen is a Scandinavian with a Parisian cachet» - le fecero interpretare delle brillanti commedie tratte da celebrate pièces boulevardières, opportunamente adattate ai gusti americani: è il caso di Banco! di Alfred Savoir, che diventa Lost - A Wife (1925), di Le Roi di De Flers e Caillavet che si trasforma in The King on Main Street, e così sarà per Un Ange passe di Bousquet e Falk che viene - ribattezzato Blonde or Brunette (1927).
E anche quando le fonti non sono francesi, sono comunque molto simili per tono gli altri film che nella seconda metà degli anni Venti la simpatica Greta si trovò a interpretare al fianco di eleganti attori come Adolphe Menjou, Clive Brook e in più occasioni anche con il giovane e oggi completamente dimenticato William Collier jr. Maliziosamente flessuosa, con un finto candore nelle pupille chiarissime, Greta vi interpretava una figura di donna fatale, dotata di un sex-appeal irresistibilmente nordico. Ma dopo una decina di questi film ed una erronea incursione nell'esotico con The Wanderer e The Lady of the Harem (entrambi del 1926), Greta volle tornare sulle scene. Per un anno fu con Ziegfeld. Rientrata a Hollywood, Howard Hughes la scritturò per Hell's Angels, la cui lavorazione si prolungò per molti mesi. E quando il film fu terminato, Hughes decise di rifarlo sonoro. Tutte le scene con Greta vennero rigirate con una nuova attrice, la bionda Jean Harlow, non essendo la Nissen in grado di parlare correttamente l'inglese.
Dopo qualche altro film di scarso rilievo nei primi anni Trenta, in genere in parti di straniera, Greta si trasferì in Gran Bretagna, dove la sua carriera parve rifiorire. Ma dopo quattro o cinque film non la si vide più sul set: aveva sposato un miliardario che non amava il cinema.

Da Le dive del silenzio, Le Mani, Genova, 2001.