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Mia May

Mia May (Hermine Pfleger) è un'attrice austriaca, è nata il 2 gennaio 1884 a Vienna (Austria) ed è morta il 28 novembre 1980 all'età di 96 anni a Los Angeles, California (USA).

Tra la fine degli anni Dieci e l'inizio dei Venti, Mia May veniva considerata in Germania una delle presenze più importanti dello schermo. La sua intensa carriera - una quarantina di film in meno di dieci anni - fu indubbiamente favorita dal marito, il regista Joe May, nei cui film Mia figurò spessissimo e sempre da protagonista, anche quando il ruolo assegnatole non rientrava affatto nelle sue corde che, per la verità, erano piuttosto sottili.
I primi approcci con la macchina da presa avvennero nell'ambito della serie poliziesca di Joe Deebs, interpretata da Max Landa, un detective che risolveva i casi più ingarbugliati standosene comodamente seduto in poltrona nel suo club privato.
Frau May non poteva accontentarsi di figurare da ciliegina su questi pasticciati «Krimi» e ben presto riuscì ad ottenere dal compiacente marito ruoli più consistenti, in una serie intitolata al suo nome, tra i quali spiccano Ehre (1917), Wogen des Schicksals (1918), Die Bettelgräfin (1918) e Die platonische Ehe (1918), melodrammatiche vicende in ambienti altoborghesi, dove era essenziale per l'attrice uno sfoggio di eleganti toilettes.
Completamente compresa nei convenzionalismi di recitazione del suo tempo, Mia May troneggiò in Veritas Vincit (1918), un «centone» sull'antica Roma di una grandiosità scenografica fino ad allora sconosciuta al cinema tedesco. Ancora più ieratica e solenne apparve nel successivo Die Herrin der Welt (1921-22), interminabile e macchinosa pellicola diluita in otto episodi zeppi di complicate quanto assurde avventure.
Rivista oggi nei film che le sono sopravvissuti e che sono tutti di buon livello come Hilde Warren und der Tod (1919), Das wandernde Bild (1920), Das indische Grabmal (1921) e Tragödie der Liebe (1923), l'attrice risulta assolutamente insignificante dal lato professionale, mentre conserva ancora una certa attrattiva fisica. Quando la figlia Eva, anche lei attrice, si suicidò nel 1924, Mia si rinchiuse nel suo dolore e scomparve per sempre dagli schermi. Seguì il marito dopo l'avvento del nazismo nell'esilio, dapprima in Francia e poi a Hollywood: qui gestì fino alla morte, avvenuta in tardissima età, un restaurant chiamato Blue Danube dove si ritrovavano i tanti compatrioti riparati negli Stati Uniti dopo le leggi razziali.

Da Le dive del silenzio, Le Mani, Genova, 2001.

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