È raramente su tutte le copertine, eppure è riconosciuto come uno dei mostri sacri del teatro nostrano. Famoso per le sue performances sul palcoscenico, è un dio quando si tratta di congiungere il suo genio con l'occhio della cinepresa che ne cattura i movimenti e le sfumature della voce, anche quelle che sfuggono all'occhio dello spettatore. Un miracolo della recitazione, fra humour e aplomb, realismo e magia, serietà e sapore che si merita il titolo di uno dei più importanti attori italiani.
Il teatro
Di origine ceca, ma nato a Torino, Roberto Herlitzka è allievo di Orazio Costa all'Accademia d'Arte Drammatica Silvio D'Amico, all'interno della quale si forma artisticamente. Negli anni Sessanta, superata ormai la seconda guerra mondiale e la miseria del dopoguerra, si butta sul palcoscenico, interpretando opere come: "Francesca da Rimini" (1960), "Episodi e personaggi del poema dantesco" (1966), "Don Giovanni" (1966), "Il candelaio" (1968); "Le mutande" (1968) e poi ancora "Come vi piace", "Sogno di una notte di mezza estate", "Prometeo", "Senilità", "Il ventaglio", "Misura per misura", "Otello", "Zio Vanja", "Misantropo". Il tutto diretto da registi come Calenda, Gabriele Lavia, Squarzina e Pagliaro. C'è anche un po' di televisione nella sua carriera, soprattutto quella firmata da Leonardo Cortese che lo dirigerà sovente, come è accaduto nella miniserie Un certo Harry Bent (1970) con Alberto Lupo, Enzo Garinei, Valeria Fabrizi e Marzia Ubaldi.
I film con la Wertmüller
Il debutto cinematografico arriva invece nel 1973, quando l'amica Lina Wertmüller lo sceglie per recitare in Film d'amore e d'anarchia, ovvero "stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza..." con Giancarlo Giannini, Mariangela e Anna Melato, Eros Pagni, Elena Fiore, Giuliana Calandra. Sarà solo il primo di una lunga serie di pellicole che lo vedranno come interprete della regista italiana allieva di Federico Fellini. Fra tutti, il titolo più importante sembra essere Scherzo del destino in agguato dietro l'angolo come un brigante da strada (1983) che vede nel suo cast Ugo Tognazzi. Ed è sempre grazie alla Wertmüller che Herlitzka riesce a ottenere il Premio Gassman come Miglior Attore per gli spettacoli "Lasciami andare madre" e "Lignea", il primo proprio diretto dalla regista.
Gli sceneggiati degli anni Settanta
Ma torniamo un po' indietro. Negli anni Settanta, la carriera di Herlitzka si divide fortemente fra piccolo schermo e teatro. Gli italiani, ancora non abituati al colore, lo conoscono per le fiction Il dipinto (1974) e Boezio e il suo re (1974), per la miniserie di Vittorio Armentano Nucleo Centrale Investigativo (1974) con Glauco Onorato, Luciana Luppi e Massimo Dapporto.
Dopo essere stato diretto da Vittorio Cottafavi in I persiani (1975), è uno dei protagonisti dello sceneggiato L'agente segreto (1978) di Antonio Calenda con Christian Borromeo, poi lo si vedrà in In tre dentro un fondo di caffè (1979) ed Episodi della vita di un uomo (1980). Mauro Bolognini lo sceglie per lo sceneggiato del 1981, La Certosa di Parma, nelle vesti di Giletti accanto ad Andrea Occhipinti, Lucia Bosé, Marc Porel, Ottavia Piccolo e Laura Betti. L'ultima apparizione in tv, per quanto riguarda quegli anni, è invece datata 1982, quando prende parte al film tv Parole e sangue.
I compagni di set
Cinematograficamente, i suoi colleghi di set vanno da Silvana Mangano e Marcello Mastroianni (Oci ciornie, 1987) a Philippe Noiret, Rupert Everett e Stefania Sandrelli (Gli occhiali d'oro del 1987 e Secondo Ponzio Pilato del 1988), fino ad Alberto Sordi (In nome del popolo sovrano, 1990). Importantissimo, lo sottolineiamo, la grande stima reciproca fra Herlitzka e la Sandrelli madre, che ritroverà come compagna di lavoro in Tracce di vita amorosa (1990) e che come regista nel suo esordio dietro la macchina da presa con Christine (2009).
Il premiato Aldo Moro di Buongiorno, notte
Nel 1992, dopo essere stato diretto da Luigi Comencini in Marcellino pane e vino, torna in tv con la miniserie Il cielo non cade mai (1992) di Gianni Ricci e Tonino Valerii, che vede fra i protagonisti un giovane Kim Rossi Stuart, ma anche Anaïs Jeanneret e Sandrine Caron. È grazie a Marco Bellocchio, che lo aveva già diretto ne Il sogno della farfalla (1994), che Herlitzka riesce a ottenere i più illustri riconoscimenti cinematografici italiani: il David di Donatello e il Nasto d'Argento come Miglior Attore protagonista per Buongiorno, notte (2003) con Maya Sansa, Luigi Lo Cascio, Pier Giorgio Bellocchio e Paolo Briguglia. Il suo ruolo è quello di Aldo Moro, uomo politico italiano, cinque volte Presidente del Consiglio dei Ministri e Presidente del partito della Democrazia Cristiana che venne rapito il 16 marzo 1978 e ucciso il 9 maggio da un gruppo di terroristi delle Brigate Rosse. Il confronto con Gian Maria Volonté, che aveva già retto quella parte nel film di Giuseppe Ferrara, è così ben superato che gli viene offerto anche il Premio Pasinetti come Mglior Attore. Un trionfo. Ma Herlitzka non era a digiuno da riletture storiche dei problemi italiani e lo aveva già dimostrato con La piovra 7 - Indagini sulla morte del Commissario Cattani (1995).
Altri lavori
Da non dimenticare il ruolo del pedofilo nobile Don Pietro nel drammatico Marianna Ucrìa (1997) di Roberto Faenza, tratto da un romanzo di Dacia Maraini. Mentre poi, in un ritorno al piccolo schermo, lo vedremo recitare in qualche episodio del telefilm Avvocati (1998), Una sola debole voce (1999) di Alberto Sironi con Licia Maglietta, Giulia Boschi, Pino Ammendola, Roberto Nobile e Tony Sperandeo. Spesso diretto da Salvatore Piscicelli, nel 2003 è il protagonista de Le intermittenze del cuore del sottovalutato (ahinoi) Fabio Carpi, mentre recentemente è apparso nel film tv Graffio di tigre (2007), in qualche puntata di Boris (2007) e nel film a episodi diretto da Vittorio De Seta, Antonello Grimaldi, Giorgio Treves, Claudio Camarca, Fiorella Infascelli, Saverio di Biagio, Mohsen Melliti, Ivano De Matteo e Giovanni Veronesi All Human Rights for All (2008). Nel 2011 Herlitzka torna sul grande schermo con L'ultimo terrestre, di Gianni Pacinotti e l'anno successivo è diretto dai fratelli Massilmiliano e Gianluca De Serio in Sette opere di misericordia, storia che narra l'incontro di due vite ai limiti della clandestinità.
Nel 2012 è presente alla Mostra di Venezia con due film: La città ideale, diretto da Luigi Lo Cascio, e Bella addormentata, dramma di Marco Bellocchio ispirato alla vicenda di Eluana Englaro.
Niente male per un umile artista che dice di se stesso di essere nato vecchio e rimasto uguale!
Gli ultimi film e la morte
Gli ultimi film sono stati Il bambino nascosto di Roberto Andò, film di chiusura della Mostra di Venezia nel 2021, e Leonora addio di Paolo Taviani, presentato al festival di Berlino.
L'attore ci lascia all'età di 86 anni il 31 luglio 2024.