Xavier Dolan è un attore canadese, regista, produttore, sceneggiatore, montatore, costumista, è nato il 20 marzo 1989 a Montreal (Canada).
Nel 2017 ha ricevuto il premio come miglior regia al Cesar per il film È solo la fine del mondo. Xavier Dolan ha oggi 35 anni ed è del segno zodiacale Pesci.
Prodigio registico del cinema canadese, è balzato alla notorietà grazie al suo primo lungometraggio, realizzato all'età di soli vent'anni, J'ai tué ma mére, presentato alla 41° Edizione del Festival di Cannes del 2009. Rapidamente, ha concretizzato quello che molti altri registi non riescono a raggiungere in un'intera carriera. Purtroppo, però, è in gran parte sconosciuto al grande pubblico che ancora non comprende la pulsante vitalità del suo cinema autoriale ed etichetta la sua filmografia con un blando "queer movies". Di genere e sessualità se ne parla abbastanza nelle sue pellicole, ma queste sono utilizzate come mere piattaforme per raccontare le importanti esperienze dei suoi personaggi, abitanti di mondi ai confini della società. Avvicinato dalla critica italiana e straniera (e in maniera errata) ad autori come Gregg Araki e Bruce La Bruce, si distingue (e distacca) da questi per un'estetica più curata, evocativa, elettrica e per una narrazione profondamente personale che aumenta nel pubblico il senso di frustrazione e agitazione. Uno stile espressivo preciso e distinto, che si conferma in ogni fotogramma in una maniera così dettagliata da diventare pura bellezza per colore, colonna sonora e movimenti di camera. Contestato da una certa critica cinematografica per la giovane età che, secondo questi, porta come conseguenza una poca credibilità nelle trame, viene invece elogiato proprio perché le sue storie (di identità sessuale o meno) sono catene di esperienze non definibili per età. Ambizioso, a suo modo epico, audace, legato a uno stile Anni Ottanta (fortemente synth nella scelta musicale), è una delle voci più accattivanti del cinema moderno.
Figlio d'arte
Xavier Dolan nasce il 20 marzo 1989 in Canada, a Montréal, figlio dell'attore e cantante canadese Manuel Tadros.
Gli spot a quattro anni
Spinto dal padre, inizia la sua carriera all'età di quattro anni, partecipando a una ventina di spot pubblicitari per le farmacie Jean Coutu, diretto solitamente da André Melançon.
Il doppiaggio
Lavorando nel campo del doppiaggio fin da bambino (ha all'attivo 150 film e numerose serie tv), è la voce del personaggio di Ron Weasley nella saga cinematografica di Harry Potter e quella di Taylor Lautner in quella di Twilight.
La carriera di attore
Cinematograficamente, recita in J'en suis! di Claude Fournier e La Forteresse suspendue di Roger Cantin. Ma appare anche nella pellicola horror di maggior successo Martyrs, in un ruolo relativamente importante. Nel 2006, recita nel corto Miroirs d'été di Ètienne Desrosiers, una piccola opera che viene selezionata da numerosi festival canadesi, americani ed europei, ottenendo svariati riconoscimenti.
Il percorso televisivo
In televisione, appare invece in serie tv come Omertà, Ayoye!, Miséricorde e L'Or, assolutamente inedite in Italia.
Il debutto con J'ai tué ma mère
Nel 2008 inizia (da autodidatta) a realizzare quello che sarà il suo primo lungometraggio, J'ai tué ma mère, basato sulla sceneggiatura "Matricide" da lui scritta quando aveva 17 anni e che tratta del difficile rapporto di un ragazzo omosessuale con sua madre. Raccogliendo nel cast attrici come Anne Dorval e Suzanne Clément (con le quali stringerà un fortissimo sodalizio artistico) e dopo numerosi problemi di produzione (si tratta di una pellicola indipendente e a seguire tutte le pellicole di Dolan saranno realizzate come tali), il film trova la luce e, nel mese di aprile, viene selezionato per la 41° Edizione de Festival di Cannes, vincendo numerosi premi che ne esaltano il lavoro registico e l'intensa qualità. Stupisce sia stata firmata da un giovane alle prime armi dietro la macchina da presa. La critica francese decanta la sua unicità, la verità, la violenza, la poesia della lingua, il sudore messo nel lavoro (lo stesso Dolan lo sottolinea e, fra l'altro, ha tatuato sulla gamba la frase di Jean Cocteau L'oeuvre est sueur, il lavoro è sudore), il desiderio e la fede di questo nuovo volto del cinema canadese, stimolandolo a replicare l'esperienza.
Les Amours Imaginaires
Ma è con Les Amours Imaginaires, il suo secondo lungometraggio che si definisce con maggiore forza il suo stile (anche se lui stesso dirà che tutto quello che cerca di fare è raccontare storie e di trovare, per ognuna di esse, uno stile appropriato, ma di non avere una linea artistica distintiva e generale come modello). Nel film, in un crescendo di ossessiva ricerca dell'oggetto del desiderio, si descrivono le dinamiche di un trio che convive, provocandosi a vicenda dei disastri amorosi. Un lavoro fatto in soli 25 giorni, a Montréal, e nel quale Dolan investe tutto se stesso (anche da un punto di vista lavorativo, visto che è insieme regista, produttore, attore, costumista e direttore artistico). La pellicola è presentata al Festival di Cannes del 2010 e, malgrado quello che una miope critica italiana affermi giudicando l'opera non sufficiente, Les Amours Imaginaires incontra il favore del pubblico (una standing ovation di otto minuti) e una critica straniera invece entusiasta.
Laurence Anyways e Tom à la ferme
Nel febbraio del 2011, Dolan inizia le riprese del suo terzo lungometraggio: Laurence Anyways. Si tratta di una storia drammatica e che racconta le vicende romantiche fra un transgender e sua moglie nel 1990. Il film, prodotto dalla Lyla Films e da MK2, interamente girato in Canada, viene (anche questa volta) selezionato al Festival di Cannes, portando un altro risultato emozionante e mozzafiato. Segue Tom à la ferme, tratto da uno spettacolo teatrale di Michel Marc Bouchard. L'opera viene presentata al Festival di Venezia del 2013 e ottiene il premio FIPRESCI, per il singolare, ma significativo, valore dato al cinema.
Mommy
Quinto e grandissimo passo in avanti nella sua filmografia è Mommy, selezionato a Cannes e che ha ricevuto un'accoglienza calorosa da parte dei giornalisti durante la loro proiezione privata. Alla pellicola, che ancora una volta racconta un difficile rapporto madre-figlio (lei madre single operaia e lui figlio iperattivo adolescente), viene assegnato il Premio della Giuria, addirittura a ex-aequo con la pellicola di Jean-Luc Godard Addio al linguaggio, giustificando l'onorificenza per il ponderato equilibrio fra stile e sostanza.
Il genio precoce
Da qui in poi, l'enfant terrible canadese, il monello brillante del cinema, l'incautamente dotato ragazzino dietro la cinepresa, sente il suo nome affiancato a quello di Gus Van Sant e a Wong Kar Wai, dei quali lui ammette di essere solo «una pallida imitazione». Ma lo spettatore sente che il paragone è azzeccato o, perlomeno, Dolan è forse più un vero ibrido fra i due.
Aggressivamente stilizzato, gioca con risentimenti meschini dei suoi personaggi che offrono alla messa in scena sofferenze colme di splendore. Non è facile che un precoce genio come il suo sia capace di ingrandire e sublimare la realtà in questo modo, sfruttando al massimo ogni elemento. Solo i grandi del cinema sono riusciti a farlo, per esempio quelli legati alla Nouvelle Vague. Eppure, non si può fare ad alta voce questo paragone, perché Dolan rifiuta categoricamente qualsiasi similitudine con nomi come Truffaut o Godard.
Rimane comunque l'esempio di una nuova eccitante generazione artistica e l'evocatore di nuovi triangoli amorosi immaginari o reali, alla Jules et Jim o alla Y tu mamá también, e di complessi dinamismi genitoriali. «Ci sono così tanti strumenti che noi registi abbiamo a disposizione per raccontare una storia e che pittori o fotografi non hanno», dichiara, «quindi tanto vale sperimentarli tutti», fra sequenze in slo-mo ricche di momenti fantasy e scelte cromatiche impertinenti (alla Almodóvar, ma più tenui).
College boy
Nel 2013, Dolan ha diretto il videoclip College Boy per la band Indochine, nel quale l'attore Antoine Olivier Pilon (protagonista di Mommy) è picchiato e umiliato dai suoi compagni di scuola. Il video musicale va incontro a un divieto di censura per i minori, ma il regista difende la sua scelta artistica, spiegando che la violenza mostrata nel video non è gratuita ma, è un atto di denuncia.
It's Only the End of the World
Torna a Cannes nel 2016, presentando in concorso (e aggiudicandosi il Gran Premio della Giuria) il film tratto dall'omonimo spettacolo teatrale di Jean-Luc Lagarce It's Only the End of the World, che racconta la storia di uno scrittore che torna a casa dopo 12 anni di assenza per annunciare la sua imminente morte. Un cast importante che vede, tra gli altri, Vincent Cassel, Marion Cotillard, Léa Seydoux e Nathalie Baye.