François Truffaut è un attore francese, regista, produttore, scrittore, sceneggiatore, è nato il 6 febbraio 1932 a Parigi (Francia) ed è morto il 21 ottobre 1984 all'età di 52 anni a Neully-sur-Seine (Francia).
Nel 1981 ha ricevuto il premio speciale al David di Donatello. Dal 1959 al 1981 François Truffaut ha vinto 3 premi: David di Donatello (1981), Festival di Cannes (1959), Nastri d'Argento (1963).
Truffaut nasce nel 1932 e già a 16 anni la passione per il cinema lo spinge ad aprire un cineclub che, gestito in maniera imprudente, gli procura la prima condanna di fronte ad un giudice. Bazin riesce a farlo liberare e ad introdurlo nel giro dei Cahiers du cinema. Ma anche questo periodo non dura molto a causa dei suoi obblighi di leva: si arruola volontario per l'Indocina e poi, proprio alla vigilia della partenza, sparisce. Altri guai con la giustizia, altro intervento risolutivo di Bazin. Di nuovo in libertà, Truffaut inizia a collaborare come critico "stroncatore" su diverse riviste. Il suo stile, critico e pungente, suscita non poche polemiche.
Il salto sul set avviene presto: nel 1955 gira La visita e nel '57I monellacci. Il cinema di Truffaut è già chiarito. L'ambiente che sceglie per la lavorazione è uno scenario naturale, gli interpreti sono giovani esordienti, il tema affrontato è l'adolescenza, colta in quell'insieme di solitudine e infelicità che convive con la scoperta dei sentimenti, della donna, dell'amore.
Il successo e i riconoscimenti (miglior regia a Cannes) arrivano con I quattrocento colpi (1959), in cui l'attenzione di Truffaut è ancora su un adolescente vispo e dall'aria un po' triste, che prende il nome di Antoine Doinel.
Questo personaggio sarà il protagonista di diversi film di Truffaut: l'episodio Antoine e Colette del film L'amore a vent'anni (1962), Baci rubati (1968), Non drammatizziamo... è solo questione di corna (1970) e L'amore fugge (1979). Un intero ciclo che descrive prima un corteggiamento timido, poi la fase di maturazione e l'incontro con la donna della vita, di seguito la noia del matrimonio e i sottili piaceri dell'adulterio, infine il divorzio, la professione di scrittore e il racconto, tratto dai film precedenti, della vita passata. Ogni film vede la partecipazione degli stessi personaggi, si svolge sempre negli stessi contesti, prolunga il disagio adolescenziale fino alle sue conseguenze in età più adulta. Tutti insieme sono uniti da una linea di coerenza costituita sia dai richiami che il film successivo fa al precedente, sia da quell'andamento monotematico che miscela stilisticamente i toni della facile commedia con quelli, più latenti del dramma.
I film di Truffaut riscuotono un buon successo di pubblico, anche grazie ad una maniera di far cinema, ad una poetica che, all'interno di tutta la generazione della Nouvelle Vague, è la più tradizionale.
Inoltre, i temi che ispirano questa poetica sono le cose che, se stanno a cuore al regista francese, sono anche quelle più sentite da tutti: i bambini, anche se descritti nei loro disagi, le donne - Jeanne Moreau, Catherine Deneuve, Jacqueline Bisset, Isabelle Adjani, solo per citarne alcune - tutte bellissime e alle quali Truffaut dedica spesso intere sequenze che sono veri e propri atti d'amore.
Grazie a questo favore del pubblico, Truffaut è uno dei pochi registi che la storia del cinema ricordi indipendente economicamente: dopo i primi successi fonda la casa di produzione «Les Films du carosse» che gli permette di girare tranquillamente i suoi film.
Altra grande passione di questo critico-regista-produttore sono i libri che forniscono l'ispirazione per le sue opere, quasi mai appartenenti ad una letteratura colta: i giallisti Cornell Woolrich, David Goodis, Charles Williams, o ancora i quasi sconosciuti Jean Itard, Francis Vernon Guille, Henri-Pierre Rochè, che cita direttamente nei film, o che occupano un posto importante all'interno della narrazione. Ne Le due inglesi (1971) il protagonista preferisce la scrittura all'amore, L'uomo che amava le donne (1977) scrive un libro di memorie, così come Isabelle Adjani racconta in un diario la sua progressiva pazzia in Adele H., una storia d'amore (1975). In Fahrenheit 451 (1966), poi, i libri e le contrapposte volontà di distruggerli o di salvarli diventano oggetto esclusivo della narrazione.
Pellicola atipica, che valse a Truffaut un Oscar, è Effetto Notte (1973) dove è il cinema stesso che viene raccontato: la lavorazione di un film, le difficoltà che incontra, gli amori che fa nascere, le diverse esigenze e generazioni che mette insieme, l'opportunità che offre di sopravvivere oltre la morte. Si tratta in fondo della sintesi migliore della concezione che Truffaut si era fatta del mezzo cinematografico, e che più o meno velata si nasconde dietro ogni sua opera: la convinzione che un film «per essere riuscito, dovesse esprimere simultaneamente un'idea del mondo e un'idea del cinema».