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Luciano Bianciardi

Luciano Bianciardi è un attore italiano, scrittore, sceneggiatore, è nato il 14 dicembre 1922 a Grosseto (Italia) ed è morto il 14 novembre 1971 all'età di 48 anni a Milano (Italia).

Primogenito di Atide, cassiere di banca, e di Adele Guidi, è sin da piccolo lettore accanito e, nel tempo libero, si dedica allo studio del violoncello e delle lingue straniere. Non ancora diciottenne, consegue nel 1940 la maturità classica presso il liceo Carducci-Ricasoli di Grosseto, per poi iscriversi nello stesso anno alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Pisa. Chiamato alle armi nel gennaio del '43, riesce a far ritorno alla città natale solo nell'autunno dell'anno seguente. Nel '45 s'iscrive al Partito d'Azione e nel febbraio del '48 si laurea con una tesi su John Dewey. In un'inchiesta realizzata assieme all'amico Carlo Cassola per l'Avanti! (e pubblicata in volume, nel '56, da Laterza), egli indaga le condizioni di vita dei minatori della Maremma, a partire dall'esplosione di grisù di uno dei pozzi di Ribolla che, nel '54, costò la vita a 43 lavoratori. Frattanto, nel giugno del '54, egli è emigrato a Milano per diventare redattore della nascitura casa editrice Feltrinelli; vi rimane sino al '57, poi è licenziato per difficoltà di adattamento al lavoro. Per vivere, si dedica allora sempre più alla sua attività di traduttore, soprattutto di scrittori statunitensi (Bellow, London, Faulkner, Steinbeck, Miller); collabora pure intensamente, con articoli di costume, sport, critica televisiva e cinematografica, a giornali e riviste (L'Unità, L'Europeo, Il Giorno, il Guerin Sportivo, ABC, Playmen). La sua opera - ora riunita ne L'antimeridiano (ExCogita Isbn Edizioni), per la cura di Luciana Bianciardi, Massimo Coppola ed Alberto Piccinini - trova la sua espressione più compiuta nella trilogiaformata da Il lavoro culturale (1957), L'integrazione (1960) e La vita agra (1962), secondo Goffredo Fofi "le tre parti di un unicum: un romanzo, un'autobiografia, un pamphlet, o le tre cose insieme, sull'Italia del tempo". Se Il lavoro culturale descrive la vita grossetana tra la fine degli anni '40 e l'inizio del decennio successivo con toni che fanno pensare al Fellini de I vitelloni (1953), L'integrazione trascorrecon efficacia dai riti della provincia ai ritmi della metropoli, mentre La vita agra - uno dei libri fondamentali di quegli anni, portato sul grande schermo nel '64 da Carlo Lizzani - descrive il periodo del boom con pungente cattiveria, disegnando il ritratto d'un paese alla trafelata ricerca del benessere e di una città, Milano, fin angosciante "nella sua vocazione all'alienazione produttiva costi quel che costi, a un insensato correre". Tra i suoi racconti, da segnalare almeno Il complesso di Loth (1968), che servirà da spunto a Pasquale Festa Campanile per uno dei suoi film più riusciti, Il merlo maschio (1970).
Courtesy of RAI

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